Un robot stampato in 3D che simula i movimenti di pesci anfibi potrebbe spiegare come i primi animali uscirono dall'acqua avventurandosi sul suolo, 360 milioni di anni fa. Il MuddyBot (da mud, fango) ha dimostrato come, per queste creature, l'uso della coda fosse più importante di quanto si credesse, soprattutto sui terreni inclinati.
Il progetto, che coinvolge il Georgia Institute of Technology, la Clemson University e la Carnegie Mellon University (USA), aiuterà a ideare robot che possano muoversi su superfici accidentate, ed è infatti stato finanziato dall'Army Research Lab. statunitense.
I ricercatori sono partiti dall'osservazione di video di perioftalmi o saltafango (Periopthalmus barbaratus), pesci che vivono nelle zone soggette a maree, che sono capaci di sopravvivere anche fuori dall'acqua muovendosi con le pinne frontali e la coda.
Un aiuto indispensabile. Il team ha poi progettato e stampato il robot per semplificare, attraverso un modello osservabile e replicabile, le caratteristiche di queste creature anfibie. Simulazioni e modelli matematici hanno permesso di chiarire la fisica del movimento. Nei test in laboratorio, il robot, proprio come i pesci, ha usato la coda in modo marginale sulle superfici piatte, ma l'ha sfruttata in modo essenziale per affrontare superfici sabbiose inclinate di 20 gradi.
Nuova prospettiva. Senza la coda, per i pesci anfibi sarebbe stato difficile spingersi fuori dall'acqua. Non è una scoperta di poco conto. I precedenti modelli di locomozione dei primi animali terrestri si basavano sul modo di procedere delle salamandre, che non usano la coda in modo così netto. Qui sotto, un video che confronta i saltafango con il robot che ad essi si ispira.