Un robot dotato di un corpo "animale" a quattro zampe e un torso di sembianze umane, in grado di intervenire sugli scenari di catastrofi e incidenti “in simbiosi” con un essere umano che lo comanderà a distanza.
È la macchina che contano di realizzare i ricercatori del progetto europeo Centauro, chiamato proprio come l'uomo-cavallo della mitologia greca, che ha appena preso il via con un finanziamento di due milioni di euro e in cui sono coinvolti, tra i centri di ricerca italiani, la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e l’Istituto italiano di tecnologia (Genova).
Scenari catastrofici. L'esigenza di robot che possano operare sul luogo di disastri, dispensando le persone da rischi inutili, è sempre più sentita. «In Giappone, per esempio, considerato uno dei paesi più all’avanguardia nella ricerca sui robot, in occasione dell’incidente alla centrale nucleare di Fukushima vennero messi in campo dei robot di fabbricazione americana, già utilizzati anche in occasione dell’attento alle Torri Gemelle per cercare i feriti tra le macerie», racconta Antonio Frisoli, responsabile dell’area di Human-Robot Interaction alla Scuola Sant’Anna di Pisa, e responsabile scientifico della parte di robotica del progetto.
Le macchine esistenti, però, hanno ancora molti limiti, in particolare scarse capacità di muoversi in ambienti pensati per essere umani. «Aprire una porta, specialmente se deve essere forzata, oppure in condizioni di polvere, scarsa illuminazione, o tra le macerie, può diventare un ostacolo insormontabile per un robot».
Destrezza di mano. La marcia in più del Centauro dovrebbe essere un'abilità di compiere operazioni con le mani assai più sofisticata di quella degli attuali robot. Sullo scenario di un disastro, il robot dovrebbe poter scavare tra le macerie, salire e scendere le scale (sarà dotato di gambe e ruote) e svolgere anche compiti complessi per un automa, come collegare una tubatura o chiudere una valvola. Proprio per effettuare queste manovre più sofisticate è essenziale l’interazione con l’essere umano, che non si limiterà a comandare il robot a distanza ma, quasi in simbiosi con esso, potrà farlo percependo le "sensazioni fisiche" che la macchina stessa riceve sul campo e gli trasmette. L’operatore indosserà infatti sulle braccia due "esoscheletri" che gli forniranno il ritorno di forza (force feedback) e le sensazioni tattili per svolgere con destrezza, come se fosse sul posto, le operazioni più delicate.
In caso di disturbi sulla linea. Un altro aspetto su cui i ricercatori del progetto dovranno lavorare è quella di garantire un funzionamento efficace anche in caso di interruzioni, ritardi o perdita della linea di comunicazione.
Per questo si pensa di sviluppare sistemi di controllo che garantiscano il ritorno fedele della sensazione e la trasmissione del movimento anche in caso di disturbi della comunicazione, minimizzando i possibili movimenti imprecisi o incontrollati. Nei prossimi tre anni e mezzo, la durata del progetto, il Centauro dovrebbe vedere la luce e superare i suoi primi test sul campo.