In questi giorni orribili di grande dolore e vicinanza al popolo giapponese da parte di tutti noi, i problemi più gravi riguardano senza ombra di dubbio gli effetti devastanti del maremoto che ha colpito l'intera costa orientale nipponica, nonché l'apprensione e l'inquietudine che permeano le immagini delle esplosioni e degli incendi ai reattori della centrale nucleare di Fukushima, che forse lasceranno strascichi ancora maggiori rispetto a quelli del disastro naturale.
Come se tutto questo ancora non bastasse, i fatti che preoccupano il Sol Levante e il resto del mondo sono anche le possibili aspre conseguenze a lungo termine della calamità sull'economia, che è capitata in piena crisi economica globale, proprio nel momento in cui il Giappone stava compiendo ogni sforzo per il proprio rilancio.
Anche i grandi produttori di elettronica restano con il fiato sospeso in questi giorni, in quanto dal Giappone provengono dal 60 al 70% dei "wafer" di silicio necessari alla produzione di qualsiasi tipo di microchip, fondamentali per ogni genere di applicazione industriale o commerciale, dal nostro computer portatile al sistema di controllo di un qualsiasi aeroplano. Il razionamento dell'energia elettrica, infatti, coinvolgerà molto probabilmente anche gli impianti in questione. A quanto riferisce un analista di Merrill Lynch, Dan Heyler, le scorte di materie prime saranno sufficianti solo fino ai primi di Maggio, dato che la struttura di gestione degli approvvigionamenti è stata ridotta all'osso per risparmiare sullo stoccaggio, senza prendere in considerazione eventuali problemi di tale portata.
Il risultato? Un aumento dei prezzi dell'elettronica, ma non solo. Come accade spesso per il petrolio, la speculazione e la carenza di offerta di silicio lavorato potrebbe diventare un peso ulteriore anche per settori collegati.