Chi non ha appesa al portachiavi una pendrive? Perché si tratta di uno di quegli oggetti, apparentemente piccoli ed insignificanti, che però si rivelano essenziali in moltissime circostanze: così, di anno in anno le loro dimensioni diminuiscono costantemente, mentre i dati memorizzabili aumentano di pari passo. Ma quanto sarebbe comodo se, al posto di una semplice chiavetta, potessimo portare sempre con noi un vero e proprio computer?
Non stiamo parlando di un’ipotesi avveniristica, perché l’USB Stick PC è già stato ampiamente testato ed in breve tempo verrà commercializzato. L’idea è di David Braben, noto sviluppatore di videogiochi del calibro di LostWinds e Kinectimals, il quale da anni sogna di poter dare ad ogni bambino la possibilità d’apprendere le basi dell’informatica. Su questa base, ha avviato un progetto che ha portato al perfezionamento di un’architettura così compatta da non superare i 5 cm di lunghezza. Nonostante le dimensioni ridottissime, il micro PC in questione vanta un hardware di tutto rispetto: al suo interno, infatti, troviamo una CPUARM11 a 700 MHz, 128 MB di memoria SDRAM, una porta USB 2.0 per collegarsi alle periferiche di input, uno slot per schede di memoria di tipo SD ed una porta HDMI per l’output video. Per contenere ulteriormente i costi, Braben ha deciso d’installare un sistema operativo open source ed inevitabilmente la scelta è ricaduta su Ubuntu, la distro più diffusa nel mondo: in questo modo, il dispositivo finale può essere messo in funzione con meno di 20€, una cifra così bassa da far invidia a progetti ben più ambiziosi, come l’OLPC. Insomma, un prodotto con queste caratteristiche non verrà certamente impiegato negli studi Pixar per girare il prossimo “Brave”, ma sarà più che sufficiente per navigare in Internet od aprire i documenti di Office. A conferma dei suoi nobili intenti, il buon David ha inoltre creato un’organizzazione umanitaria, denominata Raspberry Pi Foundation, che dal prossimo anno fornirà questi USB Stick PC a tutte le scuole che ne faranno richiesta, per l’insegnamento delle discipline informatiche.
Ma davvero tutto è bene quel che finisce bene? Istruire i bambini sulle nuove tecnologie è indubbiamente positivo ed estendere quest’opportunità ai paesi più poveri è altrettanto apprezzabile, però sorge un dubbio in merito: siamo proprio certi che l’iniziativa di Braben sia del tutto disinteressata? D’accordo, lui non guadagnerà neppure un euro dalle vendite di questi computer, ma così verrà ampliato il mercato dei suoi videogame, aumentando il numero di ragazzi in grado di utilizzarli, e da quel lato gli introiti non mancheranno sicuramente.
(ga)