Innovazione

Il colore degli algoritmi

Pensate che una mole di dati statistici o di formule sia un po’… pesante? No: si può trasformare in un’opera d’arte. Basta usare un software al posto dei pennelli... Ecco le opere di alcuni...

Si chiama arte computazionale e i suoi esponenti, i suoi artisti, utilizzano software potentissimi al posto di pennelli e scalpelli, usano dati al posto di tempera, pittura e bronzo. Hanno competenze da programmatori, intelligenza da scienziati ed estro da artista.
Con tutte queste virtù danno forma e colore ai dati statistici e alle formule fisiche o matematiche. Trasformano i numeri in oggetti che si muovono a ritmo di musica, le sequenze di dna in arcobaleni, traducono il traffico Internet e lo spam, in forme e colori.
I risultati? Strabilianti: colorati, interattivi, geometrici. Una via di mezzo tra la pittura astratta e le installazioni d'arte contemporanea. Tutto merito di genio, creatività e software potentissimi.
Seguite lungo le pagine di questo speciale una breve galleria di immagini, video e opere interattive.

A metà strada tra l’artista e il programmatore, Aaron Koblin è un giovane californiano che ha fatto dell’interpretazione dei dati, un’arte. Il nostro percorso tra i “colori degli algoritmi e le forme dei dati statistici” inizia proprio dai suoi lavori. Se l’orario delle partenze di tutti gli aeroporti degli Stati Uniti vi sembra l’apoteosi della noia, date un’occhiata alla foto qui accanto o a questo video: è l’opera di Aaron Koblin che ha raccolto tutti i dati di volo della Agenzia per il trasporto aereo statunitense e li ha dati da masticare a un software.
Il suo lavoro artistico di trasformazione di dati non si è fermato al traffico aereo, ma è proseguito con quello dei dati su Internet e il numero di telefonate in partenza da New York. Tutte opere riconosciute internazionalmente (i suoi lavori fanno parte della collezione permanente del MoMa di New York) e che – in alcuni casi – si possono acquistare.

Ricreare la realtà
Nel 2008 ha realizzato due opere realmente innovative. La prima è stata la realizzazione del videoclip “House of Cards” della band inglese Radiohead: un video composto solo ed esclusivamente da dati. Quindi senza nessuna reale sequenza filmata. Niente telecamere e niente luci.
I dati sono stati raccolti con due sistemi di acquisizione di video 3D: il primo produce luci strutturate per catturare dettagliate immagini a breve distanza, l’altro misura il circondario e ne dà una immagine tridimensionale utilizzando 64 laser che ruotano su se stessi al ritmo di 900 giri al minuto.
Il tutto è stato poi reso disponibile online, in una specie di progetto “open source”. I Radiohead, infatti, hanno permesso che chiunque potesse rielaborare e trasformare i dati grezzi, scaricandoli dal sito dei laboratori di Google.

Koblin ha realizzato poi il video ufficiale e una splendida opera interattiva.

Pecore come arte
Koblin ha anche ideato “The Sheep Market” (il mercato delle pecore), un progetto di data art collettivo che consiste in 10.000 pecore disegnate da lavoratori di Amazon’s Mechanical Turk. I lavoratori sono stati pagati 0.02 dollari per disegnare in meno di due minuti una pecora che guarda a destra. In 40 giorni Koblin ha raccolto i disegni da 7599 indirizzzi IP differenti (più autori hanno disegnato più pecore, per una media di paga di 0.69 centesimi all’ora), che si trovano animati sul sito.
Clicca sull'immagine per interagire con il progetto.

Ecco alcune delle opere di Prudence, realizzate generando forme attraverso precisi algoritmi matematici.



Recursive 08


Recursive 09


Swooping 05

17 novembre 2008
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