Un buco di oltre 8.000 metri nel fondo del Pacifico potrebbe aiutare gli scienziati a scoprire le origini del nostro pianeta e la storia della sua formazione. C'è qualche problema tecnico da superare, ma...
(Focus.it 5 aprile 2011)
Un team internazionale di scienziati sta progettando un viaggio... al centro della Terra. O quasi.
La notizia, che a prima vista potrebbe sembrare un pesce d'aprile un po' in ritardo, è in realtà autentica e fondata: Damon Teagle, un geologo del National Oceanography Centre presso l'Università di Southampton, Regno Unito, e Benoit Ildefonse dell'ateneo di Montpellier, in Francia, stanno ultimando i preparativi per la perforazione oceanica più profonda mai tentata: oltre 8 chilometri sotto il pavimento del Pacifico.
Cosa c'è sotto?
Il loro obiettivo è quello di espolorare la discontinuita di Mohorovi?i?, cioè la zona di confine tra la crosta terrestre e il mantello. Ma cosa si aspettano di trovare là sotto?
Nessun dinosauro e nessun passaggio verso un'altra dimensione, ma risposte: per esempio su come si sono formati il pavimento oceanico e l'intero pianeta.
Il 60% della Terra si è infatti formato negli ultimi 200 milioni di anni: se confrontato per esempio al continente australiano, vecchio di miliardi di anni, è molto recente. Fino ad oggi gli unici campioni di roccia così antica che gli scienziati hanno potuto maneggiare sono quelli eruttati dai vulcani. «Ma si tratta di rocce profondamente alterate dai movimenti che le hanno portate in superficie» spiega Teagle.
Perforando così in profondità potranno invece scoprire come si evoluto il pianeta sin dal momento in cui il il nucleo e la crosta si sono differenziati.
In particolare gli scienziati studieranno la concentrazione di elementi come il potassio e l'uranio.
Esperimento hi-tech
Tenicamente la sfida è impegnativa: gli scienziati prevedono di perforare la crosta oceanica per 8 km a partire da 4.000 metri di profondità. Non è proprio il centro della Terra, che secondo i calcoli della NASA si trova tra i 6.357 e i 6.358 km sotto la superficie, ma non sarà certo una passeggiata.
Attorno ai 6.000 metri i ricercatori troveranno temperature di oltre 560°C e pressioni di una tonnellata per centimetro quadrato.
La tecnologia per questo esperimento è ancora tutta da inventare: i più sofisticati strumenti oggi disponibili consentono di perforare in non più di 2.000-2.500 metri di acqua: a profondità quasi doppie servono materiali leggeri ma resistenti, lubrificanti speciali, sistemi per la trasmissione dati e molto altro ancora.
Nessun pericolo? Speriamo...
Secondo gli scienziati i luoghi potenzialmente più interessanti per il superbuco sono tre: le acque al largo delle Hawaii, della Baia dell California o del Costa Rica.
Ma un buco così profondo non sarà anche pericoloso? «No», affermano i ricercatori, «e non ci saranno nemmeno danni ambientali: nessuna fuga di gas nè di petrolio, che a quelle profondità e in quelle zone non ci sono». Insomma, il pericolo di una Deep Water Horizon 2 sembra scongiurato.
Se tutto andrà bene i lavori inzieranno entro il 2020.
Un esperimento simile fu tentato per la prima e ultima volta nel 1961: il progetto ebbe scarso successo a causa dei modesti mezzi messi a disposizione degli scienziati e si concluse con un nulla di fatto e qualche campione di roccia estratto dalla crosta oceanica nei pressi di Guadalupe.
Il buco più profondo del mondo
