Tute attillate e aerodinamiche, maglie che assorbono il caldo, biciclette ultra leggere con sensori in grado di disattivare gli ammortizzatori, costumi da bagno modellati come squali e scarpe che si adattano come pantofole ai piedi. Ecco come la tecnologia aiuta a vincere le gare e sbricciolare record.
Tute attillate e aerodinamiche, maglie che assorbono il caldo, biciclette ultra leggere con sensori in grado di disattivare gli ammortizzatori, corpi modellati come squali e scarpe che si adattano come pantofole ai piedi. Benvenuti alle olimpiadi. Sì, perché forse ad Atene verranno inceneriti molti record sportivi, ma uno è già stato ampiamente battuto, quello della tecnologia al servizio dello sport.
Lo stesso era accaduto quattro anni prima a Sidney e avviene in ogni manifestazione sportiva di alto livello: evoluzione tecnica, sviluppo della preparazione atletica, miglioramento degli allenamenti e rivoluzione dei materiali ampliano il divario tra i campioni di ieri e quelli di oggi.
E così oggi sembra quasi possibile camminare sull'acqua, correre più veloci del vento o pedalare con lo stesso ritmo con cui un colibrì batte le ali.
Squali in piscina
Alle Olimpiadi di Monaco del 1972 il nuotatore americano Mark Spitz entro nella storia conquistando sette ori. Record finora ineguagliato. Ci ha provato - con poco successo - Michael Phelps, astro nascente del nuoto mondiale. Per farlo, però, potrà contare sull'aiuto di un costume integrale speciale la cui superficie è stata studiata al computer per imitare la pelle degli squali.
Tute attillate e aerodinamiche, maglie che assorbono il caldo, biciclette ultra leggere con sensori in grado di disattivare gli ammortizzatori, costumi da bagno modellati come squali e scarpe che si adattano come pantofole ai piedi. Ecco come la tecnologia aiuta a vincere le gare e sbricciolare record.
Il costume è un'evoluzione del precedente, adottato a Sidney: è ricoperto da minuscole V che canalizzano l'acqua e ne accelerano il deflusso, riducendo l'attrito. Come i dentelli dermici della pelle dello squalo, la cui forma, squamosità e trama determina il flusso variabile dell'acqua sulla superficie del corpo, anche il costume ha tessuti diversi per le diverse parti del corpo, in grado di ottimizzare il flusso dell'acqua sul corpo dell'atleta.
Per costruirlo, Speedo ha chiesto aiuto a una società di Hollywood che di occupa di effetti speciali: i corpi dei nuotatori sono stati scannerizzati per costruire manichini virtuali per studiare il flusso dell'acqua sul corpo.
Compressi per vincere
Sullo stesso principio sarà basato il costume di Ian Thorpe, campione olimpico uscente: realizzato dai tedeschi dell'Adidas, il vestito da squalo è stato costruito su misura per l'atleta ed è stato realizzato in modo da comprimere le fasce muscolari dei nuotatori per dare maggiore costanza al rendimento durante la gara. Fasciare i muscoli, infatti, non servirebbe a dare maggiore velocità, ma a evitare la dispersione dell'energia.
Vestiti, corriamo
Una tuta simile, altrettanto affusolata e aerodinamica è a disposizione dei velocisti dell'atletica leggera. Abbandonati calzoncini e canotta già da tempo, gli sprinter in cerca di oro sono ormai bardati da capo a piedi con tute attillate e aerodinamiche per fendere l'aria. Quelle di ultima generazione fasciano i muscoli addominali e della parte bassa della coscia. Chi le indossa è portato naturalmente a sollevare la schiena. Sarà utile in fase di partenza per ritrovare in pochi istanti la posizione eretta per sfruttare al massimo la spinta delle gambe.
Tute attillate e aerodinamiche, maglie che assorbono il caldo, biciclette ultra leggere con sensori in grado di disattivare gli ammortizzatori, costumi da bagno modellati come squali e scarpe che si adattano come pantofole ai piedi. Ecco come la tecnologia aiuta a vincere le gare e sbricciolare record.
Lotta contro il caldo
Per battere il caldo torrido, vero avversario dei giochi olimpici greci, si sono studiate giacche di ghiaccio, magliette d'argento e tute con gel incorporato. La giacca di ghiaccio è stata studiata dalla Nike per i maratoneti: rallenta del 19 per cento il riscaldamento del corpo e viene utilizzata per tenere freschi i corridori fino a pochi istanti prima del via. Il segreto? Tasche piene di ghiaccio.
Qualcosa di molto simile indosseranno gli atleti cinesi: le loro tute hanno all'interno un gel in grado di mantenere la temperatura costante per quasi un'ora. Messa in freezer per qualche ora, una volta indossata assicura un fresco clima anche sotto la canicola più rovente.
Infine le maglie Adidas, progettate al computer studiando le parti del corpo più soggette al calore e alla trasudazione, e realizzate con fili sottilissimi ricoperti di argento e dalla struttura tridimensionale, promettono a chi le indossa una sensazione di benessere mai sperimentata in gara: maggiore ventilazione, traspirazione della pelle e perfetto controllo dell'umidità. Ne avrebbe fatto volentieri uso anche il primo maratoneta, morto per aver corso ad agosto.
Calma piatta in piscina
La tecnologia al servizio dello sport però non si limita soltanto al campo dell'abbigliamento, anzi. Le piste di atletica e le piscine per il nuoto sono costruite per esaltare il gesto atletico e favorire nuovi record.
Le piste sono realizzate in sportflex, un manto gommosso che offre risposte eccezionali. La resina poliuretaniche si deforma per assorbire l'impatto delle falcate degli atleti e, come una molla, restituisce parte dell'energia. Chi le costruisce conserva gelosamente il segreto della composizione, ma a ogni Olimpiade c'è una novità. Ad Atene, per esempio, la pista è stata costruita per resistere ai raggi ultravioletti e per asciugarsi in tempi rapidissimi in caso di temporali estivi.
Anche le piscine sono oramai realizzate con i bordi bassi e in modo da assorbire e non generare onde di ritorno che interferiscono e rallentano i nuotatori. I filtri, inoltre, rendono l'acqua più leggera.
Tute attillate e aerodinamiche, maglie che assorbono il caldo, biciclette ultra leggere con sensori in grado di disattivare gli ammortizzatori, costumi da bagno modellati come squali e scarpe che si adattano come pantofole ai piedi. Ecco come la tecnologia aiuta a vincere le gare e sbricciolare record.
La tecnologia è fondamentale anche nel salto con l'asta. Le aste una volta erano costruite in legno, con pochissima elasticità e un peso non indifferente. Poi si è passati al bambù e infine all'alluminio. Ma il vero “salto” si è avuto con l'introduzione della fibra di vetro e soprattutto con il carbonio. Ora le aste sono realizzate con strati di fibra di vetro ricoperti da uno strato di carbonio per assicurare flessibilità (sono quasi delle molle) e leggerezza.
E che dire del tennis, dove le racchette sono costruite con nanotubi di carbonio che le rendono leggere, resistenti e in grado di assorbire le vibrazioni?
Lo stesso vale per il ciclismo: nella mountain bike, disciplina olimpica dal 1996, sono stati studiati particolari sensori in grado di adattare gli ammortizzatori in base al percorso: quando le ruote scorrono su percorsi poco accidentati, gli ammortizzatori vengono bloccati, in modo da non disperdere la potenza della pedalata.
Ma i passi da gigante sono stati realizzati nel ciclismo su strada. Oggi le biciclette sono gioielli di tecnologia: ultralleggere, aerodinamiche, cavalcate da atleti con tute attillate e caschi da marziani.
Un piraña su due ruote
Lance Armstrong, il ciclista americano che ha conquistato - primo nella storia - sei Tour de France, è l'icona dello sportivo scienziato. Nelle sue imprese nulla è lasciato al caso. I suoi sponsor tecnici non hanno lesinato risorse per assicurare al superman texano una bicicletta poco più pesante del limite di 6,8 kg stabilito dall'Unione Ciclistica Internazionale.
Per la cronoscalata dell'Alpe d'Huez sono state studiate ruote aerodinamiche in fibra di carbonio adatte e veloci soltanto per la salita (e praticamente da suicidio in caso di discese). E i rapporti del cambio sono stati adattati per favorire, nelle lunghe tappe di montagna, la pedalata da colibrì di Armstrong che ha una cadenza di 100-110 pedalate al minuto contro le 70 in media degli avversari.
Tute attillate e aerodinamiche, maglie che assorbono il caldo, biciclette ultra leggere con sensori in grado di disattivare gli ammortizzatori, costumi da bagno modellati come squali e scarpe che si adattano come pantofole ai piedi. Ecco come la tecnologia aiuta a vincere le gare e sbricciolare record.
Computer e pedalare
Ma la vera differenza con il passato la fanno soprattutto i metodi di allenamento, la preparazione con basi scientifiche e tecnologiche. Come ha spiegato Manuela Lavorato, una delle velociste azzurre più attese ad Atene: «la tecnologia è indispensabile, almeno ad alto livello».
A disposizione dei campioni oggi ci sono bilancieri collegati al computer per misurare in watt la potenza sviluppata dai muscoli, tapis roulant su cui correre con sensori collegati in ogni dove e con mascherine per l'ossigeno in modo da registrare tutti i parametri fisiologici, telecamere e sensori che registrano anche i movimenti più fulminei, permettendo agli atleti di correggere la propria tecnica.
Sotto osservazione
Uno dei più sviluppati e utilizzati si chiama Dartfish. È un software da 3000 euro nato per le trasmissioni televisive in occasione delle olimpiadi invernali di Salt Lake City del 2002. Con quest'applicazione era possibile sovrapporre le discese dei concorrenti per mostrare le differenze tecniche e stilistiche. Oggi viene utilizzato nella corsa, nello sci e in altre discipline per definire meglio la strategia di gara, correggere le posture e migliorare la tecnica.
Per sport e per soldi
Il massimo della tecnologia applicata all'allenamento è riservata, manco a dirlo, agli Stati Uniti, con un laboratorio all'avanguardia. Il fatto è incontrovertibile, cronometro alla mano: gli atleti a stelle e strisce dominano in tutti gli sport, ma non raccolgono che briciole nelle corse di fondo: dal 1983 al 2002 i campioni americani hanno conquistato il 4 per cento delle medaglie. Disdicevole. Imbarazzante.
Per uscire di corsa dalla mediocrità la Nike ha varato nel 2002 l'Oregon Project.
Obiettivo: creare il Michael Jordan della maratona in modo che lo sport ne benefici. E anche il mercato delle scarpe e dell'abbigliamento da corsa.
Il gulag dei maratoneti
Ha raccolto i migliori maratoneti statunitensi in un laboratorio nascosto tra i boschi e li ha posti sotto la guida dell'ultimo eroe del fondo americano, Alberto Salazar, un maratoneta in auge negli anni '80.
Per mesi e mesi, nascosti e protetti come 007, gli atleti si sono allenati a livello del mare, tra i boschi dell´Oregon, vivendo però in una casa pressurizzata, sorvegliati da una miriade di sensori. Vivere con molta tecnologia e poco ossigeno dovrebbe aiutarli: Benjamin Levine e James Stray-Gundersen, due fisiologi dell'università del Texas, hanno dimostrato che dormire in alta montagna e allenarsi al livello del mare garantisce prestazioni cinque volte superiori alla norma.
Vivere in alto e lavorare in basso offre il meglio dei due ambienti: il corpo ottimizza il poco ossigeno e si crea così una "macchina" per correre potenziata.
In più il laboratorio della Nike è dotato di strumenti e computer la cui reale efficacia è ancora da provare: il sistema Omega Wave, sviluppata dai sovietici negli anni Novanta, che sonda alcuni parametri cardiaci degli atleti e in base ad alcuni algoritmi è in grado di valutare lo stato di salute atletica della persona. Utilizzato da alcune squadre Nba, manca di conferme scientifiche; e il Nemes, una piattaforma vibrante su cui allenarsi. Inventata dal fisiologo Carmelo Bosco, dell'Università di Tor Vergata di Roma, dovrebbe aumentare la quantità di elettricità che va dal cervello ai muscoli, stimolando alcuni recettori. Cosa non si farebbe per una medaglia in più… e per vendere scarpe da corsa.