Quando pensiamo ai robot vediamo i volti quasi umani di iCub, il robot bambino, o di Sophia, il primo androide con la cittadinanza. Difficilmente ci vengono in mente Cassini, la Tesla Model X o i taxi-droni nei cieli di Dubai. Anche questi, però, sono robot, anche se non rispondono ai criteri della narrativa fantascientifica che abbiamo costruito intorno alle macchine.
Tale padre... Come racconta un articolo pubblicato su The Conversation, dietro all'idea di androidi costruiti a nostra immagine e somiglianza c'è un principio di vanità che non va però a braccetto con l'efficienza. Ci piace pensare di essere le creature dominanti sul pianeta, e che pertanto i robot - che siano destinati a conquistarci, o meno - dovranno comunque imitarci in aspetto e capacità.
Un modello difettoso. Eppure non è conveniente: non sappiamo volare, non siamo così bravi a nuotare, non sopravviviamo nel vuoto e, quando dobbiamo coprire lunghe distanze, ricorriamo a mezzi su ruote. Spostarci su due piedi è utile, ma non permette di coprire grandi distanze così velocemente, richiede anni di perfezionamento (dal gattonare al reggerci faticosamente in piedi la prima volta) e un notevole sviluppo cerebrale. Non a caso i più avanzati robot umanoidi riescono a malapena ad aprire una porta senza cadere a "faccia" in giu.
Migliori di noi (e diversi). Se come definizione di robot accettiamo quella di una macchina capace di osservare i dintorni e interagire con l'ambiente con un limitato controllo da parte dell'uomo, allora è verosimile che i robot del più vicino futuro saranno specializzati nel movimento, e non ci somiglieranno affatto.
Invasione silenziosa. Il futuro della robotica è mobile, ed è già qui: ha la forma dei veicoli senza conducente, del pilota automatico sugli aerei, dei droni per le consegne, degli autobus e dei treni automatici che si preparano a sfrecciare, o già si muovono, nelle nostre città. Macchine automatiche si dedicano già all'esplorazione spaziale e a quella dei fondali oceanici. Sono già robot, anche se non hanno nulla a che fare con l'immaginario che questo termine evoca.
Oltre l'uomo. Più che ostinarci a creare macchine che ci somiglino in tutto e per tutto, quindi, è bene iniziare a pensare ai problemi che l'ambiente ci pone, e a come superarli. Perché produrre un androide con mani difficili da usare per sollevare un martello, quando possiamo incorporare il martello direttamente nei suoi arti? Perché costruire un robot bipede che si arrampichi sui detriti dopo un terremoto, quando ruote cingolate - oppure sei "zampe" - gli garantirebbero maggiore stabilità?
Nei prossimi anni vedremo nuove macchine nuotare, volare, scivolare e sfrecciare al nostro fianco.
Difficilmente, però, lo faranno su due gambe.