Camminare lentamente intorno alla Pietà del Michelangelo, per coglierne tutti i dettagli; soffermarsi a guardare gli affreschi della Cappella sistina e le Stanze che Raffaello realizzò per Giulio II: non c’è bisogno di andare a Roma, nei Musei Vaticani. Il 30 novembre si potrà fare dal salotto di casa, in 3D, con una qualità mai vista al mondo.
Prima mondiale
È quello che ha realizzato il canale Sky 3D Italia che, per la prima volta in assoluto, ha prodotto un documentario girato in 3D con il sistema 4K: significa che le immagini, oltre a essere tridimensionali, avranno un livello di dettaglio mai mostrato prima in una trasmissione 3D, quello pari al full Hd bidimensionale.
Lavoro eccezionale
Sky, la sola emittente che in Italia che trasmette in 3D, ha impiegato 4 mesi di lavoro, una troupe di 40 persone e ha percorso ben 3.000 km all’interno dei musei Vaticani per riprendere un insieme di opere tra le più preziose al mondo. Ora visibili da chiunque abbia un tv 3D (con occhialini sia passivi che attivi) e un abbonamento a Sky.
Musei Vaticani 3D va in onda sabato 30 novembre alle 21.10 su Sky 3D Italia in 3 dimensioni e in 2 dimensioni su Sky Arte HD.
Che cosa si vede?
Nel film è il direttore dei Musei Antonio Paoloucci ad accompagnare chi guarda in un una visita tutta particolare gli spettatori: oltre 40 affreschi e dipinti, dalla Cappella Sistina di Michelangelo (già al centro di un precedente documentario 3D, una specie di “prova generale” di questa realizzazione), alla Trasfigurazione e alla Scuola di Atene di Raffaello, per arrivare al Torso del Belvedere (quello che Michelangelo chiamava “Il mio maestro”) dello scultore greco Apollonio, al celebre Gruppo del Laocoonte di Agesandro, Atanodoro e Polidoro e alla deposizione dalla croce di Caravaggio.
E nell'eccezionale documentario non potevano mancare anche le opere di Leonardo da Vinci, Van Gogh e Dalì conservate nei Musei Vaticani.
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Arte e Tecnologia
Comprendere in che modo la visione in 3D possa fornire una emozione particolare alla ripresa di una scultura è semplice: guardare una statua su una tv normale è un po’ come guardarne una foto in movimento. Non si possono apprezzare la profondità, il “peso” e la reale corporeità di una riproduzione.
Le statue entrano in casa
Con il 3D, la barriera fisica dello schermo televisivo scompare: gli oggetti possono sia “uscire” dallo schermo (quando il fuoco della terza dimensione è posto più vicino ai nostri occhi) sia entrarvi (quando è più lontano della distanza dal tv). Ma nel caso di un dipinto, per quanto eccezionale, cosa fornisce in più la tridimensionalità della ripresa? «È proprio lì il risultato più sorprendente, nella comparsa dei piani prospettici» spiega Cosetta Lagani, direttore di Sky 3D Italia. Immaginiamo di guardare un paesaggio dal finestrino di un treno: gli oggetti più vicini sembrano muoversi a una velocità maggiore di quelli via via più lontani. È come se gli oggetti fossero tutti su linee parallele, i piani prospettici, che si muovono a velocità diverse.
Nel dipingere un quadro, l’artista cerca di ingannarci realizzando, con contrasti di colore e altre tecniche, l’illusione di questi piani prospettici. Utilizzando una tecnica sviluppata del regista di Avatar, James Cameron (che l’ha applicata per la prima volta alla riedizione in 3D del suo Titanic), la troupe di Sky ha “scomposto” i capolavori pittorici di Michelangelo e Raffaello nei piani prospettici immaginati dagli artisti.
Come funziona il 3D
Il risultato è sorprendente. «È una tecnica che “aumenta” la realtà di quello che vediamo, ancor più che nella visione dal vivo» dice la Lagani. E fornisce uno strumento didattico molto efficace per comprendere il modo di lavorare degli artisti. La tecnologia della visione 3D nei tv di casa o al cinema è ormai consolidata: sullo schermo vengono visualizzati due film distinti, uno per l’occhio destro e l’altro per il sinistro. Speciali occhialini indossati dagli spettatori oscurano alternativamente, in fase con la proiezione, la lente destra e quella sinistra, oltre 100 volte al secondo. Con questa chiusura simulata delle palpebre, il nostro cervello viene ingannato e “somma” le due immagini, restituendo una visione tridimensionale.
Questione di scena
Riprendere una scena in 3D, invece, non è altrettanto semplice. Nella tecnica bidimensionale, il fuoco stabilito dall’operatore è il solo punto di visione corretta. Per esempio, in una scena dove due persone parlano, il regista metterà a fuoco i visi: se lo spettatore guarda lo sfondo, lo vedrà, semplicemente, sfocato.
Per mettere a fuoco la stessa scena in 3D, il regista deve decidere che lo spettatore guarderà soltanto il viso di chi parla: e in quel punto far convergere le due telecamere che stanno riprendendo. In questo caso, se lo spettatore osserva un altro punto, avrà una visione fastidiosa: perché i suoi occhi non convergeranno sull’unico punto di fuoco corretto dell’immagine stereoscopica.
Nel caso di un dialogo, o della ripresa di un’opera d’arte, è facile prevedere dove guarderà lo spettatore. Ma se si guarda una scena complessa come una battaglia, su uno schermo di grandi dimensioni, le cose si complicano: Tizio potrebbe guardare i cavalli, Caio i cannoni e così via. Così, molti registi (e la funzione di 3D automatico, prevista dagli ultimi modelli di tv) usano un trucco: riprendono con la posizione “fuoco all’infinito”, con le due telecamere perfettamente parallele.
Funziona? Sì. Ma è la tecnica che fa dire a molti quando guardano scene molto complesse e movimentate “a me il 3D non piace, mi dà un leggero fastidio”: dopo qualche momento di questa visione, che nella realtà è impossibile, il cervello tende ad abituarsi e la visione si stabilizza.