Innovazione

Frena, curva, accelera: le regole per la guida sicura

La quasi totalità degli incidenti stradali avviene per colpa di chi guida: che cosa possiamo fare per evitare di mettere a rischio la sicurezza nostra e altrui? Quali sono i comportamenti più a...

Sedersi in macchina sembra un'operazione banale, ma la quasi totalità degli automobilisti lo fa nel modo sbagliato: regolare nella giusta posizione sedile, poggiatesta e volante permette di guidare con minor fatica e stando più comodi, a tutto vantaggio della concentrazione e dell’attenzione alla strada. Ecco come.

Il sedile del guidatore
deve essere posizionato in modo tale che premendo il pedale della frizione (o, sulle auto con cambio automatico, mettendo il piede nella posizione equivalente) la gamba sinistra rimanga leggermente piegata. Questo ci permetterà di premere agevolmente i pedali, e, in caso di urto, le gambe piegate assorbiranno l’impatto meglio delle gambe tese.
Il volante deve essere a una distanza tale da permetterci di appoggiare i polsi sulla sua sommità, mantenendo comunque le spalle ben aderenti allo schienale. La distanza tra il busto e il volante non deve però essere inferiore a 35 centimetri per permettere all’air bag, in caso di attivazione, di aprirsi senza colpirci con violenza. È inoltre importante regolare correttamente l’altezza del poggiatesta in modo da potervi appoggiare la nuca ed evitare così pericolosi colpi di frusta al collo.

ALLACCIAMO LE CINTURE
Anche la cintura di sicurezza, obbligatoria per tutti i passeggeri di altezza superiore a 1,5 metri, per offrire la massima protezione va indossata secondo alcune regole precise: la fascia diagonale deve passare al centro della spalla, non troppo vicino al collo, mentre la banda ventrale deve passare sul bacino e non sulla pancia. In caso di impatto la cintura di sicurezza, allungandosi, assorbe fino al 40% dell’energia, riducendo sensibilmente i danni agli occupanti della vettura. I bambini con meno di 12 anni e più bassi di 1,5 metri devono invece essere trasportati negli appositi seggiolini omologati.

Ruotare il volante e percorrere una curva sembrano operazioni banali. In realtà in questa situazione il comportamento della vettura è soggetto a un gran numero di forze e fenomeni fisici. Il primo è la forza d’inerzia: un’auto che procede in linea retta tenderà a mantenere la sua traiettoria fino a quando la forza esercitata dal volante sulle ruote non la farà curvare. La forza sterzante è proporzionale alla forza motrice: ciò significa che più il veicolo va veloce, più intensa dovrà essere la forza da applicare per modificare la sua traiettoria.

NON FARE IL DRITTO
E qui sorgono i primi problemi: se la forza necessaria a far entrare la macchina in curva è più alta dell’aderenza offerta dagli pneumatici, la macchina andrà diritta. Ciò significa che percorrere una curva in accelerazione è più difficile che percorrerla in fase di rallentamento.
Quando si percorre una curva è quindi opportuno rallentare con anticipo e poi utilizzare l’acceleratore per mantenere costante la velocità lungo tutta la traiettoria. Ma basta un imprevisto, una manovra brusca per evitare un ostacolo, un fondo stradale con aderenza precaria come asfalto bagnato, sabbia o ghiaccio e l’auto perde improvvisamente aderenza. Niente panico: un po’ di tecnica, sangue freddo e una buona conoscenza dei comportamenti della vettura consentono comunque di superare anche questi momenti senza troppi problemi.

VIA DI TESTA (IL SOTTOSTERZO)
Un veicolo in curva è soggetto a diverse forze trasversali: la più importante di esse è la forza centrifuga. Quando questa forza supera l’aderenza tra pneumatici e superficie della strada l’auto tenderà a seguirla e a portarci fuori traiettoria. Se la perdita di aderenza coinvolge prima le ruote anteriori, l’auto tenderà a sottosterzare e quindi ad andare con il muso verso l’esterno della curva. Correggere questo comportamento è abbastanza semplice: è sufficiente togliere il piede dall’acceleratore così che l’auto, rallentando, sposti il peso sull’asse anteriore. A questo punto le ruote riprendono aderenza e basta aumentare un po’ l’angolo di sterzo per riportare la vettura sulla retta via.

TI PIACE SBANDARE? DATTI AL DRIFTING

Il drifting, o sovrasterzo di potenza, è una manovra che consiste nel far perdere aderenza in curva alle ruote posteriore per poi recuperare in controsterzo il pieno controllo della vettura. É uno stile di guida così difficile e spettacolare che in Giappone è diventato uno sport motoristico vero e proprio, con più di 150 gare l’anno. In queste competizioni i concorrenti guadagnano punti in base all'inclinazione raggiunta dall’auto rispetto alla traiettoria della curva, alla durata e allo stile della sbandata. In Italia è poco diffuso.

COLPI DI CODA (IL SOVRASTERZO)

ELETTRONICA, MA CON PRUDENZA

come si frena un veicolo in corsa? Beh, è facile: si toglie il piede dall’acceleratore e si preme il freno. E se si vuole strafare, si scalano anche una o due marce. Fin che tutto è normale questa procedura è senza dubbio corretta. Ma se ci troviamo su un fondo viscido o davanti a un ostacolo improvviso, le cose cambiano: occorre arrestare l’auto nel minor spazio possibile e senza perderne il controllo.

CON L'ABS
Se stiamo guidando una vettura dotata di ABS (obbligatorio sulle auto immatricolate dopo il luglio del 2004) è sufficiente premere a fondo i pedali del freno e della frizione, tenendo saldamente le mani sul volante. Se lo spazio di frenata è comunque insufficiente, eviteremo l’ostacolo sterzando delicatamente. Ma attenzione, l’aderenza su una superficie scivolosa è comunque limitata, e l’ABS non può fare miracoli: lo sterzo va aperto quel tanto che basta a scartare l’ostacolo. La frizione abbassata, oltre che eliminare le forze che agiscono sul motore, eviterà che l’auto si spenga, a tutto vantaggio del controllo della vettura.

SENZA L'ABS
Se siamo al volante di una vecchia auto che non dispone di sistemi elettronici, le cose si fanno un po’ più complicate: frenare con violenza provoca il bloccaggio di una o più ruote e l’auto può sbandare con violenza. Se ciò si verifica occorre rilasciare il freno così che le ruote riprendano aderenza, controsterzare con decisione per rimettere il linea l’auto e solo a quel punto frenare nuovamente. Tenere lo sguardo fisso sul punto di destinazione faciliterà le cose.

SCARTARE UN OSTACOLO
Frenare è sempre la scelta migliore quando ci si trova davanti ad un ostacolo improvviso? No, se manca lo spazio di arresto o ci si trova su un fondo scivoloso è molto meglio scartarlo. Per farlo in tutta sicurezza occorre impugnare il volante correttamente (con le mani sulle "9 e 15"), e, se possibile, non rilasciare l’acceleratore per non compromettere la stabilità dell’auto. A velocità costante si sterza con delicatezza per evitare l’imprevisto e poi, con rapidità, si rientra nella propria corsia di marcia.
ATTENZIONE: prima di scartare invadendo un’altra corsia di marcia occorre accertarsi che da dietro o dall’altra direzione non stia sopraggiungendo nessuno.

L’AQUAPLANING
L’aquaplaning è un fenomeno molto pericoloso provocato dall’accumulo di acqua nell’intagli del battistrada delle gomme. Si può verificare in caso di forti piogge e in tutti i casi in cui c’è un accumulo di acqua sul fondo stradale: il battistrada non riesce ad espellerla tutta e si forma un cuscino liquido che solleva letteralmente l’auto da terra. In questa situazione la perdita di aderenza è totale e improvvisa e qualsiasi manovra, accelerare, frenare, sterzare, risultano impossibili e l’auto procede senza controllo in linea retta, spinta dall’inerzia. I segnali di aquaplaning sono l’inaspettato alleggerimento dello sterzo e l’aumento di giri del motore. In questa situazione occorre vincere l’istinto di frenare o sterzare (si rischia di provocare una violenta sbandata dell’auto), ma, con le mani ben salde sul volante, bisogna alleggerire progressivamente l’acceleratore per favorire la ripresa di aderenza delle ruote. In generale l’aquaplaning è favorito da:

- Velocità eccessiva (di solito oltre di gli 80 km/h)

- Pneumatici usurati, anche se con battistrada supriore agli 1,6 mm minimi previsti dalla legge

- Pressione delle gomme insufficiente: la maggior deformazione della gomma chiude gli intagli di deflusso)

- Asfalto poco drenante che favorisce l’accumulo di acqua

- Veicoli molto leggeri.

15 marzo 2009
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