Se pensiamo agli scaffali dei supermercati non possiamo fare a meno di notare l'enorme quantità di acqua presente nei diversi prodotti: a partire dai detergenti e arrivando ai succhi di frutta, in tutti è presente un'elevata quantità di liquido che, a sua volta, ha un costo. La via per abbattere le spese sembrano quindi essere i prodotti concentrati.
È un discorso che così, a prima vista, non sta in piedi e che suona quasi come un'esagerazione: un po' d'acqua in più o in meno come può fare la differenza? Il cambiamento in realtà esiste ed è consistente. I prodotti concentrati potrebbero far risparmiare fino a 200 milioni di dollari all'anno diminuendo, per esempio, i costi di trasporto, e ridurre drasticamente le emissioni di Co2 che derivano dalla consegna della merce ai negozi. Un risparmio significativo anche solo intervenendo sul mercato dei prodotti per la pulizia.
Analizzando le percentuali di acqua presenti in questa tipologia di prodotti per l'igiene e la cura personale salta fuori che i detergenti ne contengono fino al 95%, gli shampoo il 70% e le creme varie intorno al 50%. Anche se il record spetta ai succhi di frutta e similari che sono fatti di acqua fino al 99%. Se iniziassimo a "concentrarci" sui prodotti concentrati equivalenti, l'ambiente ne trarrebbe un sicuro vantaggio, così come le tasche dei produttori (e dei consumatori).
L'ostacolo più difficile da superare resta la percezione del grande pubblico verso i prodotti concentrati, ritenuti più complicati da gestire (una faticaccia versarli in un recipiente pieno d'acqua...) e meno pregiati di quelli tradizionali.