C’era una volta la trattoria di paese: il cugino dell’amico conosceva - anche solo vagamente - il proprietario ed allora ci si andava tutti quanti insieme a cena, perché gli riservava un trattamento di favore ed alla fine il conto era meno salato. I tempi sono cambiati ed ora tutti - o quasi - abbiamo in tasca uno smartphone, sul quale abbiamo installato applicativi come Groupon oppure LivingSocial, che ci indicano giorno per giorno le offerte enogastronomiche più vantaggiose della zona in cui viviamo. Un sistema splendido per noi avventori, decisamente meno, invece, per chi possiede un locale pubblico: infatti non tira una buona aria per i più celebri siti di social e-commerce, perché il modello di marketing a cui fanno riferimento pare destinato ad un inesorabile declino.
Scemato l’entusiasmo dei primi mesi, i gestori hanno cominciato a farsi i conti in tasca e si sono accorti che, probabilmente, il gioco non vale la candela. In effetti, sommando i mancati introiti, causati dalla drastica riduzione dei prezzi nei menu promozionali, alle spese sostenute per aderire a questi portali, s’arriva facilmente ad importi tutt’altro che trascurabili: in questa corsa al ribasso, è il ristoratore a rimetterci per primo e, per salvaguardare i propri interessi, si trova costretto a lesinare sulla creatività e sulla qualità del servizio. Il cliente approfitta dell’occasione per motivi puramente economici, ma difficilmente tornerà in quel locale, perché non gli ha offerto nulla d’eccezionale. Alcuni gestori, stanchi di tutto questo, hanno deciso di non spendere più neppure un dollaro in Grouponet similia, investendo piuttosto in viaggi e corsi formativi, che arricchiscono davvero il loro bagaglio culturale: è il caso di Joe Hargraves, di Tacolicious, il quale si reca almeno una volta all’anno in Messico, per approfondire le sue conoscenze in materia di tacos e cucina messicana in generale; ed i frutti - a suo dire - si vedono eccome, perché gli avventori si passano parola ed appena possono tornano nei ristoranti dove hanno mangiato meglio.
Anche i fornitori di generi alimentari sono d’accordo e sostengono che questo sistema vada rivisto, adeguando le offerte alla posizione geografica e, soprattutto, alla situazione meteorologica: ad esempio, in caso di maltempo si dovrebbero scontare le produzioni locali, in modo tale da contenere al massimo i costi di trasporto. Infine, perfino i clienti stessi sono insoddisfatti, perché le loro aspettative vengono quasi sistematicamente deluse e, dopo un paio di tentativi, abbandonano definitivamente il portale.
Insomma, sembra proprio che Groupon abbia ormai i giorni contati: sinceramente, da amanti della bella vita e della buona cucina, quali siamo, ci rallegra constatare che, dopotutto, la gola riesce sempre a spuntarla sul portafoglio.