di Peppe Croce
E se Google non fosse più solo una serie di prodotti ma diventasse una vera e propria espansione di te stesso? Una visione sul futuro di Google e dei suoi utenti.
"Google Plus sarà la spina dorsale dell'uomo ibrido: mezzo reale, mezzo virtuale"
Visioni Google -
Secondo Stephen Shankland, redattore di CNET
Dal reale al virtuale - Questo cammino, in realtà, è già iniziato con la presentazione di alcuni prodotti come Google Glasses e Now. Gli occhiali di Mountain View, ad esempio, in un futuro non troppo lontano potrebbero proiettare sulle lenti alcune informazioni utili sull'ambiente che ci circonda e dare il via alla diffusione di massa della realtà aumentata. Now, invece, già oggi si propone di fornire ai possessori di smartphone Android informazioni in tempo reale in base a dove gli utenti si trovano: notizie sul traffico se si è in autostrada, orari dei treni se si è alla stazione, i prezzi e il menu del ristorante che abbiamo di fronte.
Plus come spina dorsale - Shankland, poi, fa notare che il cardine intorno al quale dovrebbe ruotare tutta questa mole di informazioni è Google Plus. Nato come social network - e da molti erroneamente interpretato come un semplice clone di Facebook - Plus è il contenitore delle nostre informazioni personali, di quello che vogliamo che Google sappia di noi. Partendo da questi dati gli altri prodotti Google potranno aggiungere informazioni alla realtà in cui viviamo scegliendo, ad esempio, tra i tre ristoranti che abbiamo davanti quello col menu più simile ai nostri gusti. Lo sapranno andando a pescare tra le tante informazioni che abbiamo pubblicato su Plus, incrociandole con i dati dei Pos dotati di Google Wallet attraverso i quali abbiamo pagato le nostre cene, ricordandosi quali ricette abbiamo cercato nel corso degli ultimi anni.
Sogno o incubo - Tutto questo avrebbe evidentemente dei grossi limiti di privacy. Google da sempre batte sul fatto che l'utente può sempre decidere quali informazioni personali condividere e quali tenere riservate, ma tutti sappiamo benissimo che una strategia del genere - quella che vedrebbe Google come una estensione della nostra mente - avrebbe un solo grande fine: raccogliere più dati possibili sui nostri gusti e sulle nostre abitudini per somministrarci pubblicità sempre più mirate.