di Peppe Croce
Domenica notte è scoppiato l'inferno nel dormitorio della fabbrica Foxconn di Taiyuan. Duemila persone in rivolta e intervento duro della polizia. Ma la fabbrica ha riaperto.
"Un operaio sarebbe stato maltrattato ed è successo l'inferno"
Foxconn in rivolta -
La causa della protesta - Che negli stabilimenti Foxconn si lavori in situazioni ai limiti dell'umano è ormai cosa nota. Lo hanno testimoniato diverse inchieste giornalistiche che, però, non hanno indotto minimamente né Apple né Samsung - né tutti gli altri produttori di smartphone che usano parti prodotte da Foxconn - a rinunciare ai servigi dell'azienda. La goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso, secondo una ricostruzione fatta da Engadget, sarebbe stato il maltrattamento di un operaio da parte di un caposquadra. Se sia questa la verità è impossibile dirlo, ma di certo è una versione credibile visti i trascorsi.
Si torna al lavoro - Di sicuro a Foxconn interessa solo una cosa: fare profitti. Lo stabilimento di Taiyuan ha subito dei danni durante la rivolta di domenica ed è rimasto chiuso lunedì. Ma appena ventiquattro ore dopo era già aperto e al lavoro per sfornare gli smartphone più alla moda. La situazione l'ha spiegata Louis Woo, portavoce di Foxconn: "Abbiamo 79 mila lavoratori a Taiyuan, e manteniamo sempre un magazzino con molto materiale". Come dire, non è successo niente... si torna al lavoro.