Un virus opportunamente modificato ed elettrificato dall’energia solare potrebbe essere utilizzato per estrarre idrogeno dall’acqua: avremmo così una fonte energetica rinnovabile, inesauribile e completamente pulita. Il primo prototipo funzionante entro il 2012 (20 aprile 2010).
L’idrogeno ricavato dall’acqua grazie all’utilizzo di energia solare è probabilmente il carburante più pulito che si possa immaginare e nel giro di un paio d'anni potrebbe essere realtà. Secondo quanto pubblicato sull’ultimo numero della rivista Nature Nanotecnology un gruppo d ricercatori del MIT di Boston avrebbe messo a punto una nuova tecnica che consentirebbe di raggiungere questo straordinario risultato a bassissimo costo e con un impatto ambientale pari a zero.
Supertecnologia preistorica
Il team di scienziati guidato da Angela Belcher si è ispirato alle piante, che da miliardi di anni, grazie alla fotosintesi clorofilliana ricavano dall’acqua e dal Sole il glucosio, cioè il carburante che serve al vegetale per vivere. Il pigmento verde presente nella clorofilla cattura l’energia della luce solare e la utilizza per scomporre l’acqua in idrogeno e ossigeno "staccandone" gli elettroni e ricombinandoli con l’anidride carbonica.
Virus ricaricabili
La Belcher e il suo team hanno modificato alcuni virus chiamati M13 che solitamente infettano i batteri ma sono totalmente innocui per l’uomo e li hanno modificati legandoli a un catalizzatore e a un colorante biologico a base di zinco. Quest’ultimo cattura la luce solare come la clorofilla delle piante e la trasferisce al virus che, grazie al catalizzatore, si trasforma in una sorta di elettrodo vivente in grado di staccare gli atomi di ossigeno dalle molecole di acqua. Ciò che resta dopo questa reazione elettro-biochimica è idrogeno. Una speciale matrice di gel mantiene i virus "elettrificati" nella giusta posizione evitando che i campi magnetici li attirino l’uno verso l’altro rendendoli così inservibili.
Due anni di attesa
Per ora gli scienziati sono riusciti a eliminare l’ossigeno dall’acqua, ma non sono ancora in grado di stabilizzare l’idrogeno che tende a scomporsi in protoni ed elettroni. Ma al MIT regna l’ottimismo: la Belcher è convita di riuscire a mettere a punto un prototipo di impianto di dissociazione funzionante entro due anni.
Nel frattempo altri ricercatori studiano come utilizzare i virus per fare le pile e i batteri per produrre il metano...