Ciò che vediamo può essere "scoperto" misurando l'attività del cervello. E ci può aiutare a valutare il livello di coscienza delle persone.
Criminali e falsi testimoni attenzione. Con la risonanza magnetica (foto) è possibile sapere cosa abbiamo visto. |
Ora però lo “spaventoso potere” sembra essere uscito dal mondo dei sogni per entrare nei principali laboratori di neuroscienze del mondo. Due ricerche pubblicate su Nature Neuroscience, infatti, dimostrano i piccoli passi fatti in questa direzione.
Uno scienziato giapponese, Yukiyasu Kamitani, e uno americano, Frank Tong, sono riuscirti a leggere, meglio: intravedere, nella mente di alcuni volontari attraverso una risonanza magnetica funzionale, una tecnica che registra l'attività del cervello (o di un altro organo) mentre un soggetto svolge determinate operazioni. Prima gli hanno mostrato una serie di immagini con linee di diverso colore e orientamento. Poi, “guardando” il loro cervello con la risonanza, sono riusciti a capire quale immagine i volontari avevano visto. Inoltre, se ai soggetti sono state presentate due illustrazioni contemporaneamente, gli scienziati sono riusciti a “indovinare” su quale si è concentrata l'attenzione.
Messaggi subliminali. In un secondo esperimento, due scienziati dell'University College di Londra hanno mostrato due immagini in rapida successione; la seconda normalmente, la prima così velocemente, soltanto 15 millisecondi, da non venire riconosciuta dai partecipanti all'esperimento. Ebbene, analizzando l'attività cerebrale dei volontari, i ricercatori sono riusciti a identificare quali immagini erano state viste. Persino quelle subliminali.
Ovviamente le ricerche dei ricercatori non erano volte a comprendere i pensieri del proprio capoufficio, che opinione hanno gli studenti delle ricerche svolte e o se quella collega carina (o il collega) nutre qualche interesse per loro. Gli obiettivi rimangono ancora scientifici e necessitano ulteriori ricerche più approfondite: comprendere come il cervello reagisce a determinati stimoli, persino quelli “invisibili” e capire se esiste un metodo precise per valutare il livello di coscienza di un malato in coma.
(Notizia aggiornata al 26 aprile 2005)