Innovazione

Dropbox denunciata: i file degli utenti non sono abbastanza protetti?

Gli utenti chiedono spiegazioni.

Quanti di voi lo usano già? Dropbox è uno degli strumenti di cloud storage più utili e completi per chi vuole "andare sulle nuvole" ed avere sempre a disposizione i propri file, con la possibilità di creare cartelle con gli amici o i colleghi per condividere in un lampo le foto delle vacanze, i pezzi di un nuovo gruppo interessante (rigorosamente sotto licenza Creative Commons, mi raccomando!) oppure gestire un piccolo progetto di lavoro in modo pratico, semplice e veloce.

Sì, ma dove vengono salvati i nostri documenti? Ovviamente sui server di proprietà di Dropbox, che a quanto pare non è stata molto chiara nel definire la propria politica di protezione dei dati. Tanto che Christopher Sogohain, studioso di sicurezza informatica, ha deciso di denunciare l'azienda alla FTC, associazione dei consumatori statunitensi.

A quanto sembra, infatti, i dipendenti di Dropbox sarebbero potenzialmente in grado di accedere ai dati privati di milioni di persone (non che l'abbiano fatto, state tranquilli) perché, accusa Sogohain, "Le chiavi usate per criptare e decriptare i file sono nelle mani di Dropbox, e non sui terminali degli utenti".

Dal suo canto, Dropbox ha risposto per mezzo di un portavoce, dichiarando che si tratta di una vecchia polemica superata, e che comunque l'azienda si adopererà per rendere più esplicita la policy dell'azienda in termini di trattamento dei dati.

Noi netizen possiamo fare soltanto una cosa prima di dare in pasto i nostri contenuti a terzi: farci furbi e leggere attentamente termini e condizioni d'uso, anche se è noioso. Questo vale per Facebook, LinkedIn, Twitter, Dropbox e chi più ne ha più ne metta.

19 maggio 2011 Raffaele Camoriano
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