Digital Life

Dimenticare il passato è un diritto

Se si vuole, secondo la Corte di giustizia europea si può chiedere a Google di cancellare le nostre passate “imprese”. È veramente una vittoria della privacy?

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La Corte europea di giustizia di Lussemburgo ha deciso che ogni persona ha il diritto di cancellare le informazioni presenti in Internet che la riguardano, e che per esempio il potentissimo motore di ricerca Google deve “permettere che utenti on line siano dimenticati”, cancellando le pagine che li riguardano. Impone infatti ai motori di ricerca di bloccare l’accesso ai contenuti che un utente non vuole siano visti (e non cancellare quei contenuti, sarebbe impossibile, come alcuni organi di informazione hanno erroneamente detto.

Non mi sono mai ubriacato!
La sentenza cerca di mettere ordine in un ginepraio di cause e discussioni, che essenzialmente dipendono dal fatto che l’on line è molto meno effimero di quanto si pensasse tempo fa; un fatto di molti anni fa è ancora rintracciabile da chiunque, mentre una foto su un giornale è molto più complicata da ritrovare.

Ci sono in Internet foto e testi che risalgono a oltre 20 anni fa, e qualcuno potrebbe sentirsi imbarazzato da quella determinata immagine che lo ritrae ubriaco, o da quella dichiarazione improvvida di decenni fa. La Corte ha stabilito che il diritto alla privacy è più importante de diritto del pubblico a ritrovare informazioni.

Non tutto è così facile
La sentenza è piuttosto problematica, perché negli Stati Uniti va per esempio contro il Primo Emendamento (che garantisce libertà di parola). I motori di ricerca, Google in testa, non sono del tutto convinti che una sentenza come questa sia applicabile. Quanto devono essere approfondite le ricerche che si dovranno fare per cancellare pagine imbarazzanti? Cosa fare quando un politico o un’altra persona di potere chiede di cancellare sentenze o altri particolari della sua vita che sono sempre stati di pubblico dominio? E se un governo autoritario interviene, non si rischia di arrivare alla censura?

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14 maggio 2014 Marco Ferrari
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