Il 7 aprile 1795 con un decreto legge la Francia adottò il metro come unità di misura della lunghezza. In realtà era stato intodotto qualche anno prima, nel 1791, dall'Académie des sciences di Parigi: il metro – il nome deriva dal greco metron, misura – era definito come la decimilionesima parte dell'arco di meridiano che collega il Polo Nord con l'Equatore. Nel nostro Paese fu Napoleone a introdurre l'uso del metro, durante la campagna d'Italia del 1796.
La barra di metallo. Sin dall'anno successivo ci fu chi mise in evidenza errori di rilevazione nella misura di riferimento finché l'incertezza nella definizione convinse l'Ufficio internazionale dei pesi e delle misure (Bureau international des poids et mesures, BIPM) a Sèvres, presso Parigi, a ridefinire nel 1889 il metro come la distanza tra due linee incise su una barra campione realizzata in una lega di platino-iridio


Con l'avvento dei laser nei 1960 la definizione del metro fu svincolata dal legame con le dimensioni della Terra e aggiornata in "la lunghezza pari a 1.650.763,73 lunghezze d'onda nel vuoto della radiazione corrispondente alla transizione fra i livelli 2p10 e 5d5 dell'atomo di kripton-86".
La velocità della luce. Nel 1983 fu introdotto infine il legame con la distanza percorsa dalla luce nel vuoto, che si assume sia la stessa ovunque: il metro è dunque la distanza percorsa dalla luce nel vuoto in 1/299.792.458 di secondo. La radiazione utilizzata è quella emessa dal laser stabilzizato a elio-neon, che ha una lunghezza d'onda di 632,99139822 nm.