L'idea di base è simile a quella utilizzata per far tornare a camminare chi è paralizzato: utilizzare un esoscheletro, ovvero un sistema di arti robotici indossabili che fa da "muscolatura artificiale", per migliorare la capacità di corsa di un individuo (e non solo per aiutarlo a compiere semplici movimenti). Insomma, da fare impallidire, al confronto, persino le super scarpe "bioniche" che tanto fecero discutere a fine 2019 (e che aiutarono alcuni atleti a riscrivere l'albo d'oro delle migliori prestazioni nella maratona).
I disegni del prototipo di questo nuovo sistema che i ricercatori della Vanderbilt University (USA) hanno pubblicato insieme al proprio studio su Science Advances, ne mostrano il funzionamento: il corridore sfrutterebbe la potenza generata da due molle incorporate nell'esoscheletro attaccato alle proprie gambe che, funzionando come una sorta di catapulta, potenzierebbero la spinta data dal piede. Un professionista potrebbe così raggiungere una velocità di corsa di 20,9 metri al secondo, pari a 74 km/h, aumentando quindi di quasi il 50% le prestazioni record di Usain Bolt, che ha toccato punte di 12,5 m/s.
conservare l'energia. «L'idea di inventare un apparecchio che permettesse alle gambe di lavorare anche mentre non toccano il suolo, ci è venuta osservando la differenza tra un ciclista e un corridore», spiega David Braun, uno dei due ricercatori, insieme ad Amanda Sutrisno, che ha condotto la ricerca. È stata infatti la bicicletta a ispirare il progetto dell'esoscheletro: le molle, invece delle gambe, supportano il peso del corpo (analogamente a quanto fanno, nella bici, le ruote rispetto al telaio), impedendo così all'energia di disperdersi a contatto con il terreno; l'energia conservata dalle molle viene poi sprigionata, aggiungendosi alla spinta data dalla muscolatura delle gambe e facendo sì che la falcata sia più potente. Niente motori, niente (altri) trucchi insomma.
Utilità e sport. Oltre ad aiutare chi, come soccorritori o personale sanitario di emergenza, debba recarsi in un posto velocemente, questa invenzione potrebbe anche ispirare una nuova disciplina sportiva: secondo i ricercatori, infatti, l'intero meccanismo che al momento sarebbe ngombrante e visibile, potrebbe in futuro essere contenuto all'interno di un normale paio di scarpe.