Innovazione

Con l’impronta digitale del chip non si clonerà più nulla

Col numero di targa dei chip.

I giganti dell’elettronica sono diventati tali perché hanno investito ingenti risorse, sia umane che economiche, nello sviluppo dei loro prodotti: insomma, dietro ad ogni successo che si rispetti si nasconde sempre una bella pila di camicie sudate. Esistono altresì individui privi di scrupoli che, alla stregua degli avvoltoi, prendono questi oggetti e li copiano alla bell’e meglio, distribuendoli su larga scala: ovviamente, la loro qualità è di gran lunga inferiore, ma anche il prezzo di vendita lo è e questo li rende estremamente appetibili agli occhi di chi punta più all’apparenza che alla sostanza e, credetici, non sono in pochi a pensarla così. Prova ne è il maxi sequestro di cloni cinesi degli ultimi modelli diiPod ediPhone, per un valore complessivo di quasi 10 milioni di dollari, effettuato negli scorsi giorni dalle forze dell’ordine californiane. Ma come fare per impedire la proliferazione di queste insidiose imitazioni?

Accorre in aiuto dei suddetti giganti ilPUF, una nuova tecnologia ideata in Germania, che introduce la verifica di una specie d’impronta digitale - e mai aggettivo fu più azzeccato - dei circuiti integrati per avviare il sistema operativo installato nei dispositivi. Potrà sembrare incredibile, trattandosi di prodotti che vengono comunque fabbricati in catena di montaggio, eppure dovete sapere che ogni singolo chip presenta delle microscopiche imperfezioni; queste possono essere più o meno importanti e talvolta possono risultare perfino “fatali” - è il caso di alcune CPUAMD, che vengono commercializzate come quad-corema che in realtà di core ne racchiudono addirittura sei, due dei quali spenti perché difettosi - ed identificano in modo unico ed inequivocabile il pezzo che le presenta. La geniale idea prevede d’introdurre un software che riconosca automaticamente questi difetti e li trasformi, attraverso un complesso algoritmo, in una stringa alfanumerica - quindi più simile ad un numero di targa piuttosto che ad un’impronta vera e propria - che diventa essenziale per il corretto funzionamento del device in questione.

Se avrà il successo che si augurano i suoi sviluppatori, il PUF infliggerà un duro colpo ai contraffattori hi-tech, a differenza degli inutili sistemi finora adottati, dai seriali agli ologrammi, ed ai falsari non resterà altro che tornare alle care, vecchie borsette.

10 febbraio 2011 Luca Busani
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