È tutto pronto nell'Aula Magna del Politecnico di Torino dove mercoledì 9 maggio si sfideranno tre computer che hanno fatto la storia dell'informatica: l'italiana Olivetti Programma 101 (del 1965), l'americana Apple I (1976) e il mitico Amstrad CPC (inglese, 1984).
Il match, che si intitola "A colpi di Bit", avrà luogo su un vero ring allestito nell'ateneo torinese: le tre macchine, "allenate" da altrettanti team informatici, verranno pesate, controllate nel dettaglio delle componenti elettroniche e infine sottoposte a una serie di prove, come la risoluzione di problemi matematici o di giochi. Tutto questo sotto l'occhio di un arbitro "a tema": un robot umanoide che scandirà il tempo dei tre round. Gong di inizio alle ore 10.
Ma vediamo da vicino gli identikit degli sfidanti.
L'italiana apripista
Si chiama Programma 101 e fu messa a punto dalla Olivetti tra il 1962 e il 1964. Si trattava di una calcolatrice da scrivania ma oggi, quasi universalmente, è riconosciuta come il primo esemplare di personal computer. La perottina, così ribattezzata in onore del suo progettista, l'ingegnere torinese Pier Giorgio Perotto, era in grado di compiere le quattro operazioni elementari e la radice quadrata; i risultati venivano stampati su una striscia di carta o memorizzati su schede magnetiche. A differenza delle sue concorrenti dell'epoca era contenuta negli ingombri e molto semplice da usare. Caratteristiche che ne decretarono il successo soprattutto negli Usa, dove in pochi anni ne vennero vendute 40 mila esemplari. E colossi dell'elettronica come Hewlett Packard ne copiarono (ammettendolo) alcune caratteristiche.
Il "giocatore" inglese.
A metà degli Anni '80, mentre nel mondo dei computer impazzavano nomi come Commodore 64 e Spectrum ZX, arrivò l'Amstrad CPC. La principale differenza, e grande novità, rispetto ai suoi concorrenti, era che l'Amstrad aveva un suo monitor a colori (infatti CPC sta per Colour Personal Computer) che, insieme al lettore di cassette o di floppy disk, ne faceva un "sistema completo". Aveva un processore da (appena, diremmo oggi) 4 MHz e una memoria Ram con dimensioni che variavano, a seconda delle versioni, dai 64 ai 512 KB. Era utilizzato soprattutto per i videogame.
L'americano precursore
Prima di vendere centinaia di migliaia di iPad e iPhone al giorno, Apple produceva soltanto computer. Il primo esemplare concepito da Steve Jobs e dall'allora socio Steve Wozniak si chiamava Apple I: era formato da pochi componenti, dunque abbastanza economico. Aveva alcune caratteristiche innovative per l’epoca: innanzitutto poteva essere collegato a una tv, in più aveva un sistema di memorie (rom) che ne semplificava l’accensione, una fase critica per i computer di allora. Estetica e design, invece, sarebbero arrivati in futuro: Apple I in pratica era un semplice circuito elettronico con attorno... il nulla. Chi lo comprava, se lo sistemava come gli pareva: molti, per esempio, lo montarono in un mobiletto di legno. Ne furono venduti 200: un buon risultato che segnò l'inizio dell'avventura di quella che sarebbe diventata una delle aziende più famose del mondo.