Innovazione

Come nascono i cartoni animati

Incantano grandi e piccini, hanno accompagnato la nostra giovinezza e ci seguono nella maturità. Come vengono realizzati? Quali sono le nuove tecniche per produrre cartoni animati e film di...

Come nascono i cartoni animati
Incantano grandi e piccini, hanno accompagnato la nostra giovinezza e ci seguono nella maturità. Come vengono realizzati? Quali sono le nuove tecniche per produrre cartoni animati e film di animazione sempre più perfetti?

Una scena di 'Alla ricerca di Nemo', completamente realizzato al computer. Clicca sulla foto per scoprire come è stata costruita l'immagine digitale (181 kb) oppure guarda il '>multimedia. Foto: © Disney/Pixar.
Una scena di "Alla ricerca di Nemo", completamente realizzato al computer.
Foto: © Disney/Pixar.

I grandi film di animazione? Opera del genio, della bravura a disegnare o dei bit? Difficile dare una risposta. Probabilmente tutte e tre le caratteristiche sono importanti. Ma un dato è certo: i cartoni animati appassionano grandi e piccini. Ma come vengono realizzati?
L'animazione è essenzialmente il risultato di un'illusione ottica, dovuta ad un fenomeno fisico definito “persistenza visiva”. L'occhio umano, infatti, ha la capacità di trattenere sulla retina un'immagine per una frazione di secondo anche dopo che essa è sparita dal campo visivo. In quella stessa frazione di secondo, un'immagine può essere sostituita da un'altra lievemente diversa, fornendo al cervello l'illusione del movimento.

Illusioni ottiche
Ciò che vediamo sullo schermo cinematografico, quindi, non è un altro che una serie di immagini statiche proiettate in una così rapida successione - 24 fotogrammi al secondo- da riuscire ad ingannare il nostro occhio.
Il desiderio di animare è antico quanto il mondo. Già l'uomo delle caverne tentava di rendere l'idea del movimento disegnando sulle pareti della sua casa di pietra, animali con zampe multiple
[Puoi anche vedere il primo cartone animato erotico della (prei)storia. Opera di 5 studenti di animazione, In-Ah Rödiger, Simon Pierre Andriveau, Yann Avenati, Hervé Barberau e Louis Clichyd, è un simpatico cortometraggio che spiega il meccanismo dei disegni animati e della persistenza visiva (Bassa risol. - Alta risol.)]
Dai primitivi tentativi, le tecniche si sono evolute. Dal diciannovesimo secolo l'animazione di figure statiche ha cominciato a diventare una possibilità reale: con la scoperta della “persistenza visiva”, appunto, gli innumerevoli tentativi di animazione hanno cominciato a dare i primi importanti risultati. Il campo dell'animazione si è però evoluto decisamente negli ultimi dieci anni, con l'arrivo dell'animazione 3D e l'utilizzo dei computer.

Come nascono i cartoni animati
Incantano grandi e piccini, hanno accompagnato la nostra giovinezza e ci seguono nella maturità. Come vengono realizzati? Quali sono le nuove tecniche per produrre cartoni animati e film di animazione sempre più perfetti?

Tecniche tradizionali
La tecnica che ha dominato la storia dell'animazione - e che tutt'ora viene utilizzata - è quella del disegno a mano. Nella sua forma più pura è ormai molto rara; sempre più spesso è integrata da tecnologie più innovative. È chiamata cel animation, perché gli animatori disegnano i personaggi e gli oggetti da animare su una carta speciale in acetato trasparente, detta appunto cel, da sovrapporre al piano degli sfondi, creati su supporto cartaceo.

Settemila disegni al secondo
Per ottenere durante la proiezione un movimento fluido e verosimile vengono realizzati 24 disegni per ogni secondo. Possono essere anche meno, a seconda del tipo di scena e di movimento, ma mai meno di 6. Un film della durata di 5 minuti richiede dunque tra i duemila e i settemila disegni.
Gli animatori più esperti realizzano soltanto i momenti chiave di una scena (di solito 3 o 4, tra cui certamente quello iniziale e quello finale), tra i quali vengono introdotti, a completamento dei primi, i disegni intermedi. Sono realizzati da disegnatori meno bravi, detti “novellini” o “intercalatori”, e servono soprattutto per rendere più fluido il movimento. Una volta intervenuti i tecnici degli effetti speciali, incaricati di creare e animare fumo, pioggia, ombre e lampi, si riprende tutto con una macchina verticale, puntata su un piano dove vengono piazzati i fogli trasparenti. Un fotogramma alla volta.

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Incantano grandi e piccini, hanno accompagnato la nostra giovinezza e ci seguono nella maturità. Come vengono realizzati? Quali sono le nuove tecniche per produrre cartoni animati e film di animazione sempre più perfetti?

Toy Story è il primo lungometraggio realizzato completamente al computer. La preistoria delle animazioni al computer però risale al 1982 con Tron che pur non essendo un film di animazione, utilizzò per la prima volta sequenze e sfondi  realizzati al computer.Foto: © Disney/Pixar.
Toy Story è il primo lungometraggio realizzato completamente al computer. La preistoria delle animazioni al computer però risale al 1982 con Tron che pur non essendo un film di animazione, utilizzò per la prima volta sequenze e sfondi realizzati al computer.
Foto: © Disney/Pixar.

L'avvento dei computer ha introdotto numerose novità e ha facilitato ed accelerato la produzione di film d'animazione. Una via di mezzo sono i cosiddetti film a tecnica mista. Il computer viene utilizzato soltanto per creare alcuni personaggi (se non addirittura particolari di un personaggio) o gli sfondi della scena: attraverso lo scanner le immagini su carta vengono convertite in immagini digitali alle quali vengono aggiunte illustrazioni a 3 dimensioni realizzate con il computer. Ma come funziona l'animazione 3D costruita con i computer?

Excursus storico
La vera rivoluzione nel mondo dell'animazione risale al 1995, con il lungometraggio Toy Story. Fino ad allora l'animazione 3D era servita solo da complemento alle altre tecniche: venivano animati in 3D solo alcuni elementi all'interno di un cartoon. Toy Story è invece il primo film realizzato interamente in CGI (computer generated imagery). È un successo seguito a ruota da A Bug's life e Z la formica. L'animazione tradizionale accusa il colpo: il pubblico segue numeroso le nuove produzioni. Arrivano sugli schermi successi come Shrek, L'era glaciale e Monsters & Co. Il successo è dovuto alla tecnologia? «Nessuna tecnologia potrà mai trasformare una cattiva storia in una buona storia. Né una tecnologia, per quanto stupefacente, può intrattenere un pubblico per più di cinque minuti senza una storia affascinante», spiega Steve Jobs, il fondatore della Pixar che ha prodotto Toy Story, Monster & Co., Alla ricerca di Nemo e Gli incredibili.

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Per realizzare e renderizzare Shrek e gli altri film di animazione della Dreamworks sono state utilizzate 700 workstation e 500 server. L'80% dei quali pilotati dal sistema operativo Linux. Clicca sulla foto per ingrandirla e vedere le varie fasi di lavorazione.Foto: © Dreamworks.
Per realizzare e renderizzare Shrek e gli altri film di animazione della Dreamworks sono state utilizzate 700 workstation e 500 server. L'80% dei quali pilotati dal sistema operativo Linux. Clicca sulla foto per ingrandirla e vedere le varie fasi di lavorazione.
Foto: © Dreamworks.

Burattinai al computer
La tecnica CGI è completamente basata sull'utilizzo dei computer: gli animatori non disegnano né colorano le singole scene, come nell'animazione tradizionale. I personaggi del cartone animato e gli sfondi vengono creati al computer e da questo sono animati grazie a speciali programmi che simulano il movimento. Il lavoro degli animatori è quindi più simile a quello dei burattinai. Muovono i personaggi, gli cambiano espressione ed è poi il computer a generare le immagini di ogni singolo fotogramma del film.

Libertà di movimento
Questa tecnica si presta poi a dare l'illusione delle tre dimensioni ed è più facile per gli animatori “muovere la telecamera” nella scena, movendo l'inquadratura e cambiando la prospettiva dello spettatore. L'animazione computerizzata garantisce la possibilità di alterare e modificare l'immagine costantemente.
I film più famosi sono stati sviluppati con programmi di modellazione sviluppati apposta, utilizzando potentissimi computer. Ma in molti casi sono stati utilizzati software già in commercio. E l'animazione 3D si può sperimentare anche su scala ridotta: esistono programma di animazione economici che funzionano su pc non particolarmente potenti. Una volta realizzata l'animazione, è possibile salvarla su disco fisso in un formato video.

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Alcune protagoniste di Galline in fuga prima di entrare in scena. Foto: © Aardman.
Alcune protagoniste di Galline in fuga prima di entrare in scena. Foto: © Aardman.

Per un film come Galline in fuga, il discorso è un po' differente: la tecnica con cui è stato realizzato è sempre tridimensionale, ma non prevede l'uso del computer, se non per fasi brevissime della produzione.
Questo tipo di animazione è chiamata stop-motion. I personaggi sono modellati a mano con diversi materiali (in questo caso plastilina e silicone) e modificati leggermente per 24 volte in ogni secondo di ripresa (come avviene per i cartoni animati tradizionali).
Gli “attori” di plastilina possono anche essere sostenuti da una resistente armatura che permette di muoverli. Come si può intuire, la realizzazione di un cartoon a stop motion è lunga e laboriosa, forse più di quella CGI. Tutto consiste, infatti, nel filmare i modelli in diverse posizioni e poi montare i diversi fotogrammi alla giusta velocità. Per questomotivo i lungometraggi realizzati con questa tecnica sono molto rari. Più frequenti invece alcuni cortometraggi, come testimonaino i due esempi seguenti. Entrambi sono prodotti dalla Aardman, la casa di produzione inglese che ha ripostato in auge la tecnica dello stop-motion applicato a personaggi di plastilina.
Il primo, di carattere natalizio, vede impegnati Wallace e Gromit, due protagonisti di numerosi brevi cartoni. (Guarda il trailer)
Il secondo, Creature conforms ha vinto il premio Oscar per il miglior cortometraggio animato nel 1990, è un documentario sulla vita degli animali negli zoo inglesi. (Guarda il cortometraggio)
I filmati (© Aardman e Atom films) sono in lingua originale.

Focus file a cura di Ilaria Infante e Marta Brambilla Pisoni

8 dicembre 2003
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