All'indomani della tragedia della Costa Concordia i media parlano molto del comportamento dell'equipaggio, sottolineando atti di eroismo di singoli ufficiali e "l'ammutinamento" del personale che ha dato inizio all'evacuazione senza attendere il comando del comandante. Ma come viene formato il personale di bordo che, ricordiamo in una nave del genere, può superare il migliaio di persone?
Marinai di tutto il mondo, unitevi!
Dopo il naufragio del Titanic, divenne chiaro che soltanto un'azione coordinata di tutto l'equipaggio poteva permettere il salvataggio di migliaia di persone. Con un problema ulteriore: con l'avvento della globalizzazione gli equipaggi, fino ad allora grosso modo monolingue, iniziarono ad ospitare membri da tutto il mondo, una Babele in cui non ci si capiva più l'uno con l'altro: un semplice ordine diventava incomprensibile.
Fu così che i paesi membri dell'IMO (International Maritime Organization) adottarono una convenzione che obbligasse tutti coloro che si volevano imbarcare a seguire un addestramento sulle manovre di emergenza (STCW: Standard di Addestramento, Certificazione e Tenuta della Guardia).
Babele navigante. La lingua ufficiale di una nave da crociera della Costa è l'inglese, per permettere a tutti i membri dell'equipaggio, di varie nazionalità diverse, di capire gli ordini.
Sopravvivenza
Questa convenzione prevede esercitazioni periodiche a bordo e 4 corsi, sia teorici che pratici, che ogni marittimo deve seguire prima di imbarcarsi:
1) PSSR (Personal Safety and Social Responsability): fornisce una conoscenza generale della morfologia della nave, delle misure per la prevenzione degli incidenti (ad esempio le porte tagliafuoco) e delle posizioni e del funzionamento dei mezzi di salvataggio (come cassette di pronto soccorso, scialuppe e idranti), degli enti preposti alla sicurezza in mare; insegna a riconoscere i segnali acustici corrispondenti a ogni tipo di emergenza e il comportamento corretto da tenere in ciascun caso, dall'apertura di una falla a un attacco pirata.
2) Antincendio: forma le squadre antincendio, ad esempio insegnando a riconoscere i tipi di incendio, scegliere l'estinguente giusto per ogni tipo di combustibile (mai usare dell'acqua su un incendio a base di lattine di coca cola, a meno di non progettare un'esplosione in piena regola!), usare estintori e idranti nel modo corretto.
3) Sopravvivenza e salvataggio: prevede esercitazioni in acqua di nuoto, tuffo dal trampolino (non è prioprio come lanciarsi in mare da una nave che va a fuoco, ma con un po' di immaginazione può rendere l'idea), apnea (utile per evitare di prendersi una scialuppa in testa o per svincolarsi dalla presa di un naufrago), salvataggio (come si tiene un bambino o un compagno svenuto con la testa fuori dall'acqua?) e uso dei dispositivi di salvataggio (come giubbotto e scialuppe).
4) Primo soccorso: cosa fare se il proprio compagno si ferisce, sviene, si rompe qualcosa e chi più ne ha più ne metta.
Sulle navi che trasportano passeggeri, come quelle da crociera, il pericolo è maggiore che in un cargo o un peschereccio. In caso di emergenza la paura si trasforma in panico e i turisti, non addestrati alla disciplina, tendono a fare di testa propria mettendo in pericolo loro stessi e gli altri.
Un obbiettivo fondamentale dei corsi STCW è insegnare a gestire la paura. Ciascuno deve conoscere esattemente il proprio compito ed eseguire gli ordini. Questo è il refrain della formazione dei marittimi: in caso di emergenza il tempo è prezioso, e ogni secondo di incertezza può costare la vita a molte persone.
Ma avere paura è fondamentale. Al giorno d'oggi la navigazione è in gran parte automatizzata e controllata, e le occasioni di grave pericolo sono poche; i marinai non devono sottovalutare il fatto di trovarsi davanti (o meglio, sopra) a una potenza naturale delle più terrificanti.
Avere paura insegna a trattare il mare con rispetto e non commettere leggerezze.