Uno dei primi sport ad aver introdotto la "moviola" in campo è il tennis, nel quale a partire dal 2005 è stata adottata la tecnologia chiamata Hawk-Eye (l’occhio di falco) come “giudice virtuale di linea” nei maggiori tornei internazionali.
Gli arbitri in carne e ossa rimangono, intendiamoci. Solo che, a garanzia della regolarità del risultato, ai giocatori viene offerta la possibilità (3 volte ogni partita) di contestare una “chiamata dubbia” e di verificare se la pallina sia rimbalzata al di là o al di qua della linea.
Con quali risultati? Statistiche alla mano, 30 volte su 100 la decisione del giudice “umano” viene corretta da quello virtuale. Ma questo non ci deve sorprendere più di tanto, se pensiamo che nel tennis la velocità della pallina può superare i 200 km/h.
Questo spiega anche perché il normale replay della tv non basta: a queste velocità, e con riprese televisive che catturano 25 immagini al secondo, tra un fotogramma e l’altro la pallina si sposta di oltre 2 metri e risulta altamente improbabile riuscire a cogliere l’istante in cui impatta sul campo.
Impresa che invece è nelle possibilità dell’occhio di falco, in particolare nella versione messa a punto per il tennis, che usa videocamere ancora più “veloci” di quelle del calcio – 1.000 fotogrammi al secondo invece di 500 – e riesce a calcolare la posizione della pallina con un margine di errore di circa 2 millimetri