C’è un fenomeno che da qualche tempo ha iniziato a diffondersi a macchia d’olio nel mercato videoludico. Un aspetto che alcune software house ritengono pericoloso mentre altre scelgono di percorrere questa via senza comunque fomentarla. Non stiamo parlando della pirateria bensì del mercato parallelo dell’usato. Volete sapere cosa c’entra questo con la tecnologia pura, intesa come software? Ve lo diciamo subito.
Quasi tutte le grandi catene di tecnologia hanno oramai al loro interno una sezione apposita con dei titoli usati e conseguente prezzo più vantaggioso per l’utente che intende provare un gioco senza spendere molto. Tale mercato riesce in questo modo a venire in aiuto al videogiocatore, il quale, una volta completato un determinato prodotto, può vederselo ritirato ed avere di conseguenza uno sconto su un secondo acquisto. Le catene che ritirano giochi usati, li considerano un pagamento in tutto e per tutto ed è per questo che per i distributori e gli sviluppatori non cambia assolutamente nulla. Vi è però un altro risvolto che, come spesso accade, può essere considerato il rovescio della medaglia. Il gioco usato infatti può essere venduto più volte con un conseguente guadagno esclusivo dello store e non più della software house. Non tutti però sono d’accordo.
L’unica compagnia ad opporsi fermamente a tale mercato è Electronic Arts che, mediante l’inserimento oramai in ogni suo gioco di un codice denominato online pass, garantisce l’accesso ai contenuti in rete solamente la prima volta che viene inserito tale codice e di conseguenza penalizzando un ipotetico secondo acquirente. Fortunatamente tale pass può essere acquistato nuovamente attraverso i vari store, ma viene comunque ad essere una spesa aggiuntiva per le tasche del giocatore. Al momento, nonostante l’utilizzo di questo metodo criticato da molti, i titoli della suddetta casa continuano ad essere venduti in grande quantità, sia nuovi che usati ma a rimetterci in una guerra dove a scontrarsi sono le varie potenze del mercato è come sempre il consumatore il quale, volente o nolente, si vede ulteriormente precludere in parte un risparmio che naturalmente può fare comodo. Voi cosa ne pensate? Commentate e discutete di questo argomento attraverso la pagina ufficiale Facebook di UpperPad.
Mario De Rosa