La camera a bolle è un dispositivo, ideato nel 1952 da D. A. Glaser, per rendere visibile (e quindi fotografabile) il percorso di particelle ionizzanti. Consiste in un contenitore in cui un liquido (spesso idrogeno, ma anche deuterio, elio, etc..) viene mantenuto in condizioni di temperatura e pressione tali da essere appena al di sotto del punto di ebollizione. Diminuendo bruscamente la pressione, il liquido si viene a trovare al di sopra del punto di ebollizione e si sviluppano quindi delle bolle di vapore, che si concentrano per lo più intorno agli ioni prodotti dal passaggio nella camera di una particella carica. Le bollicine rendono così visibile il tragitto della particella, tragitto che può essere anche fotografato. Le camere a bolle a idrogeno liquido costituiscono uno degli strumenti più importanti per lo studio delle reazioni nucleari con protoni e delle interazioni dei protoni con altre particelle, per esempio le interazioni elettrone-protone e neutrone-protone. Tra le camere a bolle più grandi ricordiamo la Gargamelle del Cern di Ginevra (usata dal 1971, con un volume di 12 mila l) e, sempre al Cern, la Bebc (nella foto), di 40 mila l.