In un periodo videoludico sempre più dominato dai grandi brand, è facile riuscire a identificare serie che pur migliorando l’offerta rivolta al pubblico con piccole introduzioni di episodio in episodio, vanno inevitabilmente ad inflazionare un mercato già saturo per alcuni generi che ormai sembrerebbero essere diventati dei must have, ma che molto spesso si limitano ad innovare solo a tratti e solo per quel che riguarda la pura potenza tecnica.
Un videogioco, però, non deve necessariamente essere identificabile attraverso le risorse che è in grado di sfruttare all’interno di un determinato sistema, ma soprattutto per il divertimento offerto e per le idee introdotte. L’inversione di tendenza degli ultimi anni, non è però un fattore casuale ma facilmente riscontrabile nel lungo periodo di crisi che sta attraversando il mercato giapponese. Quello che in passato era infatti un vero e proprio vulcano creativo sempre attivo al massimo regime, pare adesso in difficoltà nei confronti di America ed anche Europa, che nel tempo hanno ribaltato gli equilibri riuscendo a proporre titoli ugualmente validi anche se forse meno indimenticabili.
Questione di gusti per alcuni, ma qual è quindi l’elemento catalizzatore di questa situazione? Indubbiamente, laddove in passato vi era un proliferare di idee geniali ad opera di brillanti menti come Shigeru Miyamoto (il papà di Mario, celebre mascotte Nintendo), Yuji Naka (Sonic), Hideo Kojima (Metal Gear Solid) ed altri ancora, ad oggi solo il maestro della grande N è sempre rimasto ai vertici del game design, ma attorno a lui si è creato il vuoto, generato dalla mancanza di nuove idee e, cosa ben più allarmante, dalla totale assenza o quasi di nuovi talenti in grado di poter collaborare o proporre progetti con rinnovata energia e vivacità. Il progressivo impoverimento in alcune serie di provenienza nipponica, ad oggi lontane parenti di quello che erano un tempo, è quindi figlio di questa situazione e solo quando qualche nuovo personaggio di spessore riuscirà nuovamente ad affermarsi a livello mondiale potremo finalmente mettere le mani su qualcosa di nuovo. Fino ad allora, non ci resta che attendere.
Roberto Ritondo