La BP assume i migliori scienziati americani, per studiare la catastrofe che ha causato nel Golfo del Messico, ma poi ne censura suggerimenti e opinioni. Sembra che, ultimamente, la compagnia petrolifera britannica responsabile di una delle peggiori ecatombi ambientali della storia, stia mettendo sotto contratto molti studiosi locali, associati alla principali università dell'area del Golfo, per studiare l'impatto della fuoriuscita di petrolio sugli ecosistemi.
Secondo i critici, però, l'intento non sarebbe quello di avere migliori informazioni sulla situazione e sul come affrontarla, quanto piuttosto spingere i ricercatori al silenzio, visto che il contratto che gli viene fatto firmare prevede, tra le altre cose, che non possano pubblicare o condividere i risultati dei propri studi per almeno tre anni. Normalmente, questo tipo di ricerche vengono subito condivise negli ambienti scientifici e spesso pubblicati su riviste, specializzate e non. Alcune università hanno rifiutato l'accordo, ma BP è riuscita comunque a convincerne molte altre a mantenere la consegna del silenzio, per cui sembra chiaro che l'azione degli autori del disastro non è orientata a far sapere al mondo cosa è successo, ma semplicemente a mantenere, per quanto possibile, la situazione tranquilla, senza diffondere ulteriori allarmi.
L'atteggiamento di BP sembra avvalorare l'ipotesi secondo cui, come dicono molti biologi marini, i danni causati dall'esplosione del 20 aprile e dalla falla che si è aperta siano molto peggiori di quanto detto finora, e quindi i tentativi degli ambientalisti di tutto il mondo, delle aziende e degli studiosi che cercano soluzioni per chiuderla, nonché di politici come il presidente americano Obama, potrebbero rivelarsi addirittura inutili, di fronte all'enormità dei danni causati.
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