E’ risaputo che i soldi siano uno degli argomenti in grado di dividere gli essere umani nel modo più efficace. Ed è proprio ciò che sta accadendo nello stato di Washington fra un nutrito gruppo di dirigenti Microsoft, guidati da Steve Ballmer, e la potente famiglia Gates. Fulcro della tensione, neanche a dirlo, sono le tasse.
Il CEO di Microsoft Ballmer, infatti, ha finanziato con circa 425.000$ il fronte del “no” ad una proposta di legge (la “Initiative 1098”) che comporterebbe l’introduzione di una tassa speciale per gli individui che guadagnino più di 200.000$ e per le famiglie al di sopra dei 400.000$, mentre Gates senior ha sostenuto pubblicamenteche i ricchi non stiano pagando abbastanza per rilanciare l’economia e l’occupazione in questi tempi di crisi, contribuendo alla causa del “sì” con ben 500.000$.
Gli introiti straordinari provenienti dalla tassazione dovrebbero, infatti, servire ad alleggerire del 20% la pressione fiscale sulle piccole e medie imprese USA in grave difficoltà, oltre che a finanziare l’istruzione e la sanità. Ma, si sa, le pressioni lobbistiche negli Stati Uniti (e non solo) sono molto forti, e l’elettore americano medio guarda sempre con grande diffidenza all’introduzione di nuove tassazioni. Secondo i sondaggi, il voto sembrerebbe quindi pendere dalla parte di Ballmer (sapremo il risultato in giornata).
D’altronde, a detta dei critici, la posizione dei Gates pare alquanto curiosa. Secondo alcuni, infatti, negli ultimi 10 anni Microsoft avrebbe compiuto movimenti finanziari discutibili al fine di pagare meno tasse proprio nello Stato di Washington.
Come si suol dire: “Chi ha molti soldi, ha altrettanti problemi; chi non ne ha, dorme tranquillo (o forse no? [ndr.])”.