L'Asia è uno tra i più grandi produttori al mondo di silicio destinato ad essere utilizzato per la creazione dei pannelli solari: in poco tempo le dimensioni delle fabbriche si sono raddoppiate, aumentando notevolmente la produzione di questo materiale. Come conseguenza logica, che sta alla base della relazione rarità=costoso e abbondanza=prezzo basso, il costo di vendita del silicio è notevolmente calato, vista la domanda invariata.
Ad esempio, la koreana OCI Co. e la cinese GCL-Poly Energy Holdings Ltd, aumenteranno la loro produttività da 48mila tonnellate l'anno a 88mila: la domanda di silicio, però, cresce a circa un terzo rispetto a questa velocità, il che produrrà cali di prezzo di circa il 32% secondo alcune stime. La strategia orientale è quella di ampliare le proprie risorse prima che lo possa fare in futuro, quando la richiesta crescerà, la concorrenza: si tratta di un progetto a lungo termine, e i vantaggi verranno goduti solo in futuro. Ovviamente questo è possibile solo per chi ha grandi fondi, in modo da ammortizzare il calo di prezzi previsto. Per far chiarezza sui costi di vendita del silicio adibito ai pannelli solari, se nel 2008 bisognava sborsare 450$ al chilo, a Marzo di quest'anno ne bastavano 80 e oggi poco più di 50.
Questo potrebbe tagliar fuori società europee, colte impreparate oppure non in grado di seguire l'idea orientale. E' un grosso rischio quello che corrono le società asiatiche, che forse un giorno ripagherà gli sforzi economici fatti per attuarlo.