Che la salute del Pianeta Terra sia in grave pericolo è un dato ormai preso per certo, ma che il surriscaldamento globale sia giunto a questo livello è un grave segnale di allarme: forse solo le prospettive più drastiche avevano previsto un ritiro così rapido e massiccio della calotta polare. È il minimo storico dopo quello registrato nel 2007.
Quell'anno, però, un'eccezionale coincidenza di giornate prive di nuvole e correnti calde poteva essere additata come responsabile del record: quest'anno non è così! L'unico colpevole può essere il surriscaldamento globale che fa aumentare le temperature nella zona artica due volte più velocemente che nel resto dell'atmosfera. Il dato è stato registrato lo scorso 9 settembre dall'America’s National Snow and Ice Data Centre che ha registrato un'estensione di superficie ghiacciata di 4,33 milioni di chilometri quadrati mentre si ritiene che lo spessore si sia dimezzato dal 1979 ad oggi.
Gli scienziati americani e russi ritengono che il Polo Nord sarà completamente sgombro dai ghiacci, ovviamente durante l'estate, entro la metà del secolo, mentre altri lo ritengono probabile già entro il 2020. Una prospettiva che comporterebbe danni inestimabili per l'uomo e per l'ambiente. Numerose specie animali, come orsi polari, trichechi o foche, non avrebbero più un habitat adeguato dove vivere durante il periodo più caldo dell'anno, e non va sottovalutato il fatto che il ghiaccio riflette la luce proveniente dal Sole, aiutando la Terra a trattenere meno calore all'interno dell'atmosfera.
Urge, di conseguenza, "ridurre le emissioni dei gas serra e passare a fonti energetiche pulite e rinnovabili, se vogliamo restituire al Pianeta qualche possibilità di conservazione", come afferma Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace. (sp)