“Le atrocità non sono meno atrocità quando avvengono nei laboratori e sono chiamate ricerca medica”: così scriveva George Bernard Shaw circa cento anni fa, ma ancora oggi sono in molti a non pensarla in questo modo. Numerosissime companies utilizzano la vivisezione per qualsiasi tipo di prodotto, giustificati dalla presunta mancanza di metodi alternativi che garantiscano i risultati desiderati.
Oggi sappiamo che non è così, che sono utilizzabili le colture cellulari provenienti da biopsie e interventi chirurgici, in modo da poter risparmiare la vita di circa quattrocentomila animali all'anno. Se ne sono accorti anche la Commissione europea e il parlamento europeo, i quali hanno programmato per il 2013 il divieto assoluto di testare sugli animali e commercializzare queste materie prime cosmetiche. L'unico problema è che le due istituzioni stanno riflettendo sull'ennesimo slittamento di data: per questo motivo il diciotto gennaio è stata avviata la Campagna Europea Antivivisezione, voluta dalla coalizione Eceae che include molte associazioni animaliste, compresa la Lav italiana.
Questa battaglia è sostenuta da diversi personaggi, politici, aziende cosmetiche e volontari che porteranno la petizione in giro per le piazze italiane, soprattutto durante le giornate italiane di mobilitazione del 2-3 e del 9-10 aprile. Ciò che più stupisce è la disattenzione e il tacere dei media davanti ai passi in avanti attuati: nel 2004 è stata proibita la vivisezione per quanto riguarda il prodotto “finito” e nel 2009 è stato attivato il divieto di testare anche le materie prime, con l'esonero di soli tre test. Adesso è arrivato il momento di eliminare le macchie di queste inutili atrocità dai nostri prodotti in maniera definitiva, mostrandoci più informati e critici in quelle che sono le scelte più importanti, ovvero nelle scelte quotidiane.
Scritto da: Alice Ajmar
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