Per farsi capire dalla popolazione civile, i militari americani usano un traduttore. Virtuale e tascabile.
L'eloquente traduttore tascabile parla l'arabo senza problemi. Ma al momento non ascolta. E non traduce in inglese. |
La scena: un piccolo villaggio nel deserto iracheno. Un commando di militari americani si avvicina a un gruppo di ragazzi. Un soldato si porta alla bocca un apparecchio elettronico piccolo quanto un palmare. “Sapete dove si trova il bunker dei soldati iracheni?” chiede. L'apparecchio riconosce la frase in inglese e la traduce in arabo, diffondendola attraverso un piccolo altoparlante. In pochi minuti, il commando ha in pugno il paesino.
Nella guerra in Iraq, l'alta tecnologia non si è limitata alle cosiddette bombe intelligenti. È stata abbondantemente utilizzata anche sul campo. Il piccolo apparecchio elettronico ne è un esempio.
Si chiama “phraselator”, in Afghanistan prima e ora in Iraq ne sono stati distribuiti un centinaio di prototipi e potrebbe diventare un inseparabile “arma” per i soldati, soprattutto quelli impiegati in missione di pace. Può essere equipaggiato con diversi dizionari, ciascuno composto da 300 mila frasi. Presenta però un problema: funziona soltanto in un senso. Chi risponde deve per forza far ricorso ai gesti. Ma niente paura: al Pentagono stanno già studiando una versione a due sensi.
(Notizia aggiornata al 22 aprile 2003)