di Luca Busani
iOS che fai, jailbreak che trovi: questa settimana si è fatto un gran parlare della sesta versione del sistema operativo mobile di Apple e i pirati informatici sono già all’opera per sbloccarlo. Come reagirà l'azienda di Cupertino questa volta?
"L’hacker MuscleNerd sta già lavorando al jailbreak parziale di iOS 6"
Rapporto tormentato - Come ogni coppia che si rispetti, la storia tra Apple e il jailbreak ha vissuto alterne vicende nel corso degli anni. Prima è stata intentata una causa che ha sancito l’illegalità della procedura - almeno negli Stati Uniti - ma è arrivato subito il contrordine, che ha creato uno scomodo precedente, poi la parola incriminata è stata messa al bando dall’intera piattaforma iOS - App Store compreso - e alla fine è stata riammessa, non senza qualche mugugno da parte dei dirigenti californiani.
Jailbreak = pirateria - È evidente che agli occhi di Apple la parola jailbreak fa rima con pirateria e, soprattutto, minaccia una delle principali fonti di guadagno dell’azienda: le app in vendita sull’App Store contribuiscono, infatti, a rimpinguare i conti di Tim Cook e soci. Sotto questo punto di vista, una procedura che introduce repository di contenuti non controllati e non controllabili rappresenta un serio pericolo e va bloccata a tutti i costi.
Che bel hack! - L’esperienza ha, però, insegnato alla casa della mela morsicata che non tutto il male viene per nuocere. Prendi, per esempio, il centro notifiche, introdotto con iOS 5: probabilmente non sarebbe mai arrivato se prima non avesse riscosso il successo che ha avuto su Cydia, sotto forma di hack. Pensa che chi l’ha sviluppato per primo - tale Peter Hajas - è stato poi assunto nella sede di Cupertino, per poterne sfruttare al meglio il talento.
A.A.A. Cercasi pirata - Anche Nicholas Allegra - meglio noto come Comex - ha vissuto il suo momento di celebrità quando ha lanciato il sito JailbreakMe, che di fatto è stato il primo sistema di sblocco basato su una semplice pagina web. L’hacker, dopo l’exploit , è stato assunto da Apple proprio per studiare le vulnerabilità della loro piattaforma mobile. Ormai sono innumerevoli i pacchetti che, nati in contesti “pirateschi”, sono stati successivamente inglobati in iOS: il sistema di comunicazione con iTunes tramite Wi-Fi, il copia-e-incolla, le cartelle con più app al loro interno e altro ancora.
Idee rubate - Buona parte delle oltre 200 novità introdotte con iOS 6 sono nate in modo analogo - il supporto di FaceTime alle reti 3G e la modalità “Non disturbare” sono solo alcuni esempi - e c’è chi critica l’irriconoscenza di Apple, che si appropria di idee non sue e aggredisce - quantomeno legalmente - chi le ha partorite.
Perché il jailbreak è diventato proprio questo: una sorta d’incubatrice dove far crescere piccoli e grandi esperimenti, senza spendere nemmeno un dollaro, e perfino Jay Freeman - in arte Saurik, ovvero l’inventore di Cydia - ammette che al posto di Apple avrebbe fatto altrettanto.
Pro o contro? - Che a Cupertino siano favorevoli oppure contrari, poco importa per l’hacker MuscleNerd, il quale, a distanza di 24 ore dalla distribuzione della prima beta di iOS 6, ha annunciato sulla sua pagina di Twitter di aver già preparato un’applicazione che consentirebbe il jailbreak parziale - di tipo tethered - del nuovo sistema operativo. Il pirata ha aggiunto che Apple ha svolto un ottimo lavoro questa volta e ha sistemato moltissimi bachi, tant’è che - almeno per ora - non funziona più neppure Cydia.
Potrei ma non voglio - Il jailbreak ha, quindi, i giorni contati? È di nuovo Freeman ad avanzare qualche dubbio in merito. Secondo lui, da quando è stata introdotta la possibilità di aggiornare iOS in modalità OTA (Over The Air, cioè wireless), sarebbe diventato ancora più semplice correre ai ripari per l’azienda fondata da Jobs, ma evidentemente c’è la volontà implicita di lasciare qualche piccolo spiraglio per chi sviluppa queste applicazioni. In pratica, il prossimo autunno ne vedremo proprio delle belle. (sp)