Già da alcuni mesi le vendite degli smartphone hanno superato quelle dei computer ed abbiamo la netta sensazione che non dovremo attendere a lungo prima di assistere al sorpasso dei più tradizionali telefonini. Per il momento, rimane saldamente al vertice della categoria dei cellulari intelligenti l’iPhone, anche se l’orda dei googlefonini avanza ed il numero di applicazioni scaricate quotidianamente aumenta a vista d’occhio. A proposito delle cosiddette apps, chi non ne ha installate paginate su paginate nel proprio dispositivo? E quante sono, in realtà, quelle che ci servono davvero?
Apple ci ha abituati a classifiche più o meno condivisibili per ogni categoria presente nel suo App Store, basandosi esclusivamente sul numero di utenti che le hanno scaricate. Questo dato di per sé non è particolarmente rappresentativo, perché non tiene conto di altri parametri altettanto importanti per esprimere un giudizio attendibile e, proprio per questo, a breve tutti i ranking potrebbero essere rivoluzionati. Negli ultimi giorni, infatti, sono state registrate alcune insolite oscillazioni nelle quotazioni delle applicazioni: Facebook, ad esempio, si è ritrovata all’improvviso in vetta per quanto riguarda la sezione gratuita, mentre Pandora - il noto servizio di web radio - ha scalato altrettanto repentinamente una dozzina di posizioni. Secondo gli esperti, questi mutamenti imprevisti sarebbero appunto da imputare ad una variazione dei parametri presi in considerazione da Apple stessa, la quale avrebbe deciso d’attribuire una maggiore importanza al reale utilizzo delle apps: oltre al download, pare che ora venga contato ogni singolo avvio nell’arco di un mese e, così, possono essere valorizzati i software indispensabili, mentre vengono penalizzati quelli meno user friendly od estremamente complessi.
Anche l’Android Market si sta evolvendo molto rapidamente, pertanto è auspicabile che anch’esso adotti analoghe correzioni quanto prima; anzi, dalla via che ci siamo, vorremmo contribuire al perfezionamento di questi algoritmi con uno spunto: oltre ai dati sopraccitati, perché non tenere conto anche del numero complessivo di eventi negativi, come crash e disinstallazioni? In questo modo, i ranking sarebbero assolutamente attendibili e non dovremmo più prenderci la briga di leggere ogni volta i commenti degli utenti per carpire informazioni utili sulle reali potenzialità - nonché sui difetti - dell’app desiderata. (ga)