Tutto è iniziato alla metà degli anni Settanta, in un normalissimo garage di un’insignificante città della California: in quel luogo, due amici assemblarono i primi personal computer della storia, più per hobby che a scopo di lucro. Da allora, l’informatica si è trasformata da una dimensione elitaria a fenomeno di massa e quei ragazzi, cavalcando sapientemente l’onda del successo, hanno portato il marchio Apple ad essere leader nel settore. Poco più di un anno fa, la casa della mela ha sorpassato la rivale Microsoft ed è diventata, così, l’azienda hi-tech dal capitale azionario più grande del mondo; da quel momento, la sua inesorabile ascesa non si è affatto arrestata, anzi: tra qualche mese potrebbe addirittura sorpassare la multinazionale Exxon - quella dei carburanti Esso, per intenderci - portandosi al vertice della capitalizzazione globale.
Tutto dipende, in realtà, dai risultati commerciali dei suoi prossimi, attesissimi prodotti: iCloud, iPhone 5 ed iPad 3, che verranno lanciati tra l’autunno 2011 e la primavera 2012, saranno determinanti per il futuro di Jobs e soci. Se confermeranno le aspettative, con ogni probabilità proseguirà il trend positivo che ha portato le azioni Apple ad un rialzo record del 14% nell’arco di soli 6 mesi. Non ci vuole, quindi, un genio per capire che il suo attuale valora in borsa, che ammonta a quasi 360 miliardi di dollari, potrebbe lievitare ben oltre il 13% che lo separa da quello di Exxon: davanti a queste cifre, i 60 bilioni - e non milioni - che dividono le due aziende sembrano proprio brustoline. E pensare che a Cupertino le cose non sono sempre andate a gonfia vele: negli anni Novanta - guarda caso nello stesso periodo in cui Jobs è stato allontanato dalla dirigenza - Apple ha perfino rischiato il fallimento e c’è chi favoleggia che sia stato Bill Gates in persona a salvarla; ma questa è un’altra storia.
Credete che un tale successo planetario sia merito in primis del fascino della “moda” e che, prima o poi, sia destinato a finire? E la salute precaria del buon vecchio Steve dove la mettiamo? Sappiamo tutti che i venti della borsa sono mutevoli ed un evento drammatico come la sua eventuale dipartita potrebbe cambiare le carte in tavola. Sinceramente, non vogliamo sbilanciarci in merito: certo è che sociologia e statistica spingono ad avanzare qualche ragionevole dubbio, considerando il cosiddetto “Hype cycle” e la relativa curva di Gartner; resta da vedere se quello che Apple sta attraversando sia il picco di sopravvalutazione più ampio di tutti i tempi, oppure se questo sia già il plateau a regime consolidato.
Ai posteri l’ardua sentenza.