Amazon vende il suo Kindle a un prezzo inferiore a quello di produzione. Ma uno dei principi del capitalismo non era (ed è) ricavare profitto? Che senso ha tutto questo? Analizziamo insieme questa “anomalia” di mercato.
In effetti, può suonare molto strano: chi cerca il guadagno facile produce oggetti a basso costo per poi rivenderli con un minimo di margine. È l’unico modo per essere competitivi senza rinunciare al profitto. Perché, invece, qualcuno dovrebbe vendere qualcosa senza guadagnare neppure un centesimo, o addirittura rimettendoci di tasca propria?
È il caso di Amazon che non è un’associazione umanitaria, né tantomeno vuole fare beneficenza. La quarta generazione del suo eBook reader Kindle - che includerà il primo modello touchscreen della più grande libreria online - sarà lanciata a partire da 79 dollari per la versione con le cosiddette “Offerte speciali”, ovvero inserzioni pubblicitarie che compariranno solo all’avvio dello screensaver.
Gli esperti di iSuppli hanno “smontato” il dispositivo e ne hanno quantificato il costo di produzione. La scheda madre e il display E-Ink valgono rispettivamente 30 dollari a testa, un altro paio di verdoni per il packaging, mentre il valore del resto della componentistica ammonta a oltre 15 dollari. A questi vanno aggiunti altri 5 dollari per la manodopera e, così, si arriva a una cifra complessiva che supera gli 84 dollari, senza contare i costi di licenze, i software di terze parti, e varie ed eventuali. Avete letto bene: il Kindle vale almeno 5 dollari in più del prezzo a cui viene venduto.
Vi sembra incredibile? Dietro a questa strana scelta di mercato, in realtà, ci sono delle valutazioni più che oculate. Innanzitutto, questa “discrepanza” tra prezzo di vendita e costo di produzione viene annullata dalle pubblicità visualizzata sul salvaschermo, ma c’è di più. Il vero profitto deriva dai contenuti che i clienti inevitabilmente scaricheranno in un secondo tempo. Chi acquista un Kindlelo fa perché ama leggere e, così, in futuro acquisterà i suoi libri preferibilmente dal negozio online di Amazon. Libri virtuali, s’intende, che - diritti d’autore a parte - non richiedono costi di stampa o di distribuzione per l’editore.
A essere precisi, la stessa strategia è già stata adottata per il lancio del tablet Kindle Fire, anch’esso venduto in rimessa. Ed è stato un successone ancor prima di essere fisicamente distribuito - le spedizioni inizieranno martedì prossimo - con ben 5 milioni di pezzi ordinati in prevendita. Questa sì che è lungimiranza, sia da parte del venditore sia dell’acquirente.
(sp)