Nessuno se n'è accorto o quasi, eppure già da un paio di mesi Amazon ha reso disponibile un'applicazione web compatibile con i browser più diffusi, che consente di leggere i libri direttamente online. Perché allora, dopo la presentazione di Google eBooks, tutti gridano al miracolo e si sperticano in elogi smisurati? Semplice, perché Kindle per il web non funziona affatto bene e, soprattutto, non permette d'andare oltre il primo capitolo delle opere.
Come avevamo pronosticato, però, la concorrenza si è rivelata davvero salutare e, a distanza di pochi giorni, lo stesso Amazon ha annunciato il rilascio di una nuova versione della sua applicazione, dichiarando che ora "ogni sito può diventare una libreria". I cambiamenti apportati non sono numerosi, ad essere sinceri, ma sono decisamente sostanziali: in primo luogo, ogni forma di blocco è stata rimossa, quindi d'ora in poi gli e-book potranno essere letti integralmente dappertutto; la seconda importante novità è che adesso la sua compatibilità è pressoché assoluta. L'interfaccia, invece, è rimasta immutata, anche se accanto al titolo campeggia una piccola etichetta con scritto "Beta" che, se da un lato lascia presagire ulteriori evoluzioni per il futuro, dall'altro rimanda in modo quasi imbarazzante proprio al tag che Google per prima ha usato per lungo tempo in riferimento al suo servizio Gmail. Scendendo nel dettaglio, il reale funzionamento di Kindle per il web è un tantino diverso dal modello cloud adottato a Mountain View, perché prevede che sia il singolo sito ad integrare nelle proprie pagine i libri ed al momento non è previsto nessun server centralizzato per immagazzinarli. Non dimentichiamo, poi, che lo stesso Amazon distribuisce ormai da lungo tempo app su misura per i principali sistemi operativi e dispositivi mobili, che consentono così la lettura dei testi in modo del tutto analogo al Kindle, l'e-reader più venduto al mondo.
A nostro avviso, Google rimane ancora un passo avanti, ma la rimonta del gruppo leader nel settore dell'editoria elettronica è stata davvero stupefacente: speriamo soltanto che, una volta raggiunte le medesime prestazioni e livellati i servizi, i due contendenti non stabiliscano una sorta di tacito patto di non belligeranza, spartendosi di fatto il mercato e rendendolo terribilmente stagnante e poco competitivo. Se, invece, la battaglia continuerà ad infuriare con questo ritmo, siamo certi che nei prossimi mesi ne vedremo... anzi, leggeremo delle belle!