Innovazione

Alberi dorati al posto dei lampioni

Illumineranno le nostre città.

Chi è capitato dalle parti di Canary Wharf a Londra - il nuovo distretto finanziario che negli ultimi anni sta tentando di soppiantare l'ormai storica City - avrà certamente notato un'opera bizzarra che sorge nel bel mezzo d'una rotatoria: s'intitola "The traffic light tree", è stata realizzata nel 1998 dall'artista francese Pierre Vivant ed ha le sembianze di un albero, ma in fondo ai suoi rami ha una serie di semafori. Ha preso il posto di una pianta reale, che si è seccata a causa dell'inquinamento crescente in quella zona e simboleggia proprio la frenesia degli scambi d'affari che la contraddistinguono. Ad essere sinceri, un oggetto simile è un terribile segno dell'industrializzazione progressiva delle nostre città, eppure non sarebbe bello se questa tendenza s'invertisse?

Non stiamo parlando di utopie ecologiste e neppure degli addobbi natalizi che proprio in questi giorni stanno installando dappertutto, ma di uno scenario che, grazie ad una ricerca avviata da un gruppo di scienziati taiwanesi, a breve potrebbe diventare realtà. Iniettando nanoparticelle d'oro nelle foglie di alcuni organismi vegetali, sono riusciti ad alterare il funzionamento della clorofilla al loro interno ed a fare in modo che le piante, attraverso la fotosintesi, emettano una leggera fluorescenza di colore blu-violetto. Ancora niente a che vedere con gli alberi che abbiamo potuto ammirare nel film Avatar e che di notte illuminano le foreste del pianeta Pandora, ma la strada intrapresa dal professor Shih-Hui Chang e dai suoi collaboratori è a dir poco interessante: una volta perfezionata, questa tecnica consentirà di trasformare tigli e cipressi - e non solo - in lampioni naturali, che non inquinano, non consumano energia elettrica e riducono perfino l'anidride carbonica nell'atmosfera. La straordinaria scoperta è avvenuta in modo quasi del tutto casuale, mentre il gruppo era alla ricerca di nuove sorgenti luminose ad alta efficienza, alternative ai LED con un minor impatto ambientale: per questo motivo, le foglie-lampadine, dai consumi pressoché nulli ed assolutamente prive di fosforo, sono state chiamate bio-LED.

Ci auguriamo che la tecnologia venga perfezionata quanto prima, ma appena pochi minuti fa, percorrendo un viale alberato, ci siamo interrogati sul destino che attenderebbe queste strade in autunno, quando a brillare sarebbero i marciapiedi, ed in inverno, quando, invece, rischierebbero di diventare completamente buie; per non parlare, poi, delle giornate ventose, quando turbini luminosi attraverserebbero le nostre città. L''impiego di sempreverdi sembrerebbe l'unica soluzione possibile, ma non è così semplice: bisognerà abbattere prima tutti gli alberi che le adornano, quindi ripiantarne di nuovi opportunamente modificati ed infine attendere finché non saranno cresciuti questi bio-LED: insomma, ci vorranno ancora anni ed anni prima di poterli vedere in azione, ma, quando arriverà quel giorno, dovremo davvero stropicciarci gli occhi.

12 novembre 2010 Luca Busani
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