Quando l'acquacoltura incontra la coltivazione idroponica (ovvero un metodo di coltivazione fuori dal suolo nel quale il terriccio viene sostituito da un substrato inerte) nasce l'acquaponica, una tecnica dalle origini antiche in cui l'acqua utilizzata nelle vasche di allevamento viene riutilizzata per irrigare le piante coltivate in serra.
L'Italia ospita il più grande impianto acquaponico d'Europa, creato dalla startup The Circle, che occupa 5000 m2 di terreno e permette di coltivare in modo sostenibile cibo di qualità durante tutto l'anno.
Ciclo sostenibile. Il sistema acquaponico di The Circle si basa sul principio del riciclo totale: l'acqua delle vasche di allevamento dei pesci, filtrata e depurata, viene prelevata e trasportata verso le piante coltivate fuori suolo in torri verticali, che vengono così irrigate, per poi tornare nelle vasche di allevamento. Non si butta via nulla: anche l'acqua che le piante non assorbono viene recuperata, riducendo del 90% il consumo di acqua per kg di prodotto.
Questa tecnologia, inoltre, non prevede l'uso di diserbanti o fertilizzanti per far crescere le piante: l'acqua della vasca passa prima attraverso un filtro meccanico, che blocca i rifiuti solidi, e poi attraverso un biofiltro che ossida l'ammoniaca prodotta dai pesci trasformandola in nitrati, che vengono assorbiti dalle piante.
«Nella nostra serra coltiviamo tutto l'anno oltre 25.000 piante», spiega Lorenzo Garreffa, uno dei fondatori della startup. Il sistema acquaponico è una soluzione sostenibile per consumare meno terreno (un po' come fanno le fattore verticali) e meno acqua, nell'ottica di un sistema circolare che riduce gli sprechi e aumenta la produttività.
Occhio alla pulizia. Se da un lato il sistema ha degli indubbi aspetti positivi, come la riduzione nel consumo e lo spreco di acqua, il mancato utilizzo di fertilizzanti chimici e, complessivamente, un risparmio economico, dall'altro vi sono anche dei lati potenzialmente negativi da tenere sotto controllo, come il possibile inquinamento dell'acqua, causato dalla presenza di sostanze di scarto prodotte dalla decomposizione dei mangimi non consumati, e dagli escrementi e le urine dei pesci, e un maggiore rischio per gli organismi acquatici allevati di contrarre malattie quando vengono tenuti in vasche densamente popolate.
«Per tenere sotto controllo la qualità dell'acqua monitoriamo costantemente i valori fondamentali tramite sofisticati sensori di controllo», ci spiega Thomas Marino, responsabile marketing dell'azienda. «Noi alleviamo pesci ornamentali, non alimentari, e questo ci avvantaggia nel monitoraggio», sottolinea. «Tuttavia anche nel caso di allevamenti intensivi le nuove tecnologie consentono di tenere sotto controllo la salute dei pesci, garantendo la sicurezza alimentare».