Innovazione

Le super scarpe a Parigi 2024: le indosseranno molti atleti e stanno rivoluzionando le prestazioni

Le super scarpe hanno permesso a un atleta kenyano di correre la maratona in meno di due ore: in molti le indosseranno alle Olimpiadi.

Qualcuno ricorda i "super costumi" del nuoto? Tra il 2008 e il 2010 praticamente tutti i record della disciplina acquatica furono riscritti grazie all'utilizzo di inserti in poliuretano, elastomero e fibra di carbonio negli equipaggiamenti degli atleti. Ma aiutavano il galleggiamento e furono dunque banditi dalla Federazione Internazionale (al tempo Fina, oggi World Aquatics). Ecco, qualcosa di analogo, sebbene con un minore impatto, sta avvenendo sottotraccia nel mondo dell'atletica leggera. Alle Olimpiadi di Parigi saranno molti i corridori a indossare quelle che, con poca fantasia, sono state definite "super scarpe", e che negli ultimi anni hanno contribuito a migliorare le prestazioni medie dei maratoneti (fino al 2,8% nel caso degli uomini e fino al 2,2% tra le donne).

Limitazioni aggirate. Come nel mondo del nuoto, anche in quello dell'atletica la Federazione è intervenuta per limitare la diffusione di questa tecnologia. A dare il via a una tempesta di controversie fu l'arrivo del modello Nike Vaporfly, il cui prototipo fu utilizzato nel 2019 dal kenyano Eliud Kipchoge consentendogli di diventare il primo atleta a correre una maratona in meno di due ore: 1:59'40. Questo record, però, non fu omologato poiché ottenuto nel corso di un evento organizzato ad hoc dallo sponsor Ineos a Vienna e non in una gara ufficiale.

Nel 2020, World Athletics ha reagito introducendo una serie di restrizioni regolamentari volte a impedire che gli atleti non equipaggiati con le nuove calzature fossero svantaggiati. Le misure intraprese si concentravano sulle dimensioni della suola e sulla presenza di alcune strutture interne.

Effetto altalena. Il problema è che le migliorie derivate dall'utilizzo delle "supershoes" non dipendono esclusivamente dalle singole componenti strutturali, ma da come queste lavorano in armonia nella scarpa. La suola della Nike Vaporfly, per esempio, è composta da un elastomero a blocchi di poliammide, combinato con una piastra in fibra di carbonio. Questa piastra fu inizialmente accusata di funzionare come una molla, ma era solo una parte del quadro complessivo.

A migliorare le prestazioni e a influire sulle dinamiche di corsa è invece l'intero sistema, inclusi lo spessore della suola e la conformazione della calzatura. Gli scienziati hanno ipotizzato che la chiave per spiegare l'efficacia delle super scarpe risieda nel presunto "effetto altalena": una forza di reazione verso l'alto che migliora passivamente la posizione propulsiva del corridore, riducendo al contempo il consumo di ossigeno rispetto all'utilizzo di quelle tradizionali.

Controversie. Le super calzature sono ora disponibili anche per i consumatori a costi notevoli, con versioni sviluppate da marchi come Adidas e Saucony.

Ciò significa che, norme restrittive o meno, si assisterà a una continua evoluzione di questa giovane tecnologia, la cui efficacia, tuttavia, può variare notevolmente a seconda di chi le indossa. Queste calzature, infatti, sono nate basandosi sulla meccanica di corsa degli atleti professionisti, lasciando aperta la possibilità che i corridori amatoriali possano sperimentare reazioni diverse e magari, riscontrare persino una perdita di prestazione.

Resta da valutare, infine, quanto influisca il cosiddetto "effetto placebo", ossia se il semplice fatto di sapere di indossare scarpe avanzate porti a un miglioramento agonistico, indipendentemente dal reale contributo della tecnologia.

3 agosto 2024 Simone Valtieri
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