Chi ha letto l’immortale capolavoro di Antoine de Saint-Exupéry, “Il piccolo principe”, non potrà non ricordare la celebre frase che la volpe dice al protagonista: “Non si vede bene che col cuore; l’essenziale è invisibile agli occhi”. La morale della citazione è che i nostri cinque sensi sono comunque limitati per natura e, proprio per questo, in loro soccorso è accorsa ora la tecnologia. Questa volta non parleremo di protesi od altri impianti biomedicali, bensì di visione ad infrarossi applicata ai satelliti in orbita intorno al nostro pianeta.
I primi risultati ottenuti scrutando la Terra con questi sistemi sono stati a dir poco sbalorditivi: tra le sabbie dell’Egitto sono state infatti identificate 17 piramidi ad oggi sconosciute. L’esame all’infrarosso del terreno consente di determinare la presenza nel sottosuolo di materiali con diverse densità ed in questo caso sembrerebbe aver condotto i ricercatori alla città perduta di Tanis, nelle vicinanze della moderna San El Hagar. Oltre alle piramidi, nella stessa area sarebbero sepolti un intero reticolo stradale, migliaia di tombe, nonché una miriade di case e casette e, così, un gruppo di egittologi statunitensi ha avviato gli scavi per dimostrare l’attendibilità di queste analisi. In pochi mesi, sono arrivate le prime conferme: sono già venute alla luce 2 piramidi ed è risultato subito evidente che il sito sia uno dei più ricchi, archeologicamente parlando, mai rinvenuti. Le autorità egiziane, inizialmente scettiche, hanno subodorato il potenziale economico della scoperta e si sono offerte di aiutare l’equipe nei lavori di recupero che riguarderanno l’intera zona. A conferma dell’importanza di questa operazione, la rete televisiva BBC ha deciso di dedicargli un documentario, intitolato “Egypt’s Lost Cities”, che andrà in onda la prossima settimana.
Non sappiamo se siete superstiziosi oppure no, ma certo è che, tra il numero complessivo delle piramidi e la possibilità che queste celino antiche maledizioni non rilevabili dai satelliti, non sarete in pochi ad essere inquietati dalla notizia; altrettanto certo è che in questo momento stanno stappando bottiglie di champagne i dirigenti del Museo del Cairo, letteralmente saccheggiato durante la rivoluzione dello scorso febbraio: in breve tempo, se tutto andrà come si augurano, avranno materiale sufficiente per riempire i buchi rimasti ed aprire perfino un nuovo padiglione. (ga)