Digital Life

WikiLeaks: luci ed ombre di uno scoop

Il sito di controinformazione fa vero giornalismo, ma i nemici sono tanti.

Non è la prima volta che il sito WikiLeaks genera uno scandalo sul web e in America: ricordo ancora distintamente quanto fece parlare di sé, pubblicando il famoso manuale operativo di Guantanamo Bay. Il punto è che dopo anni di guerra e di stampa compiacente e quasi silenziosa, quando dei giornalisti fanno il proprio dovere i colleghi nascondono molto male la sorpresa e il disappunto. E molti dei media statunitensi ed internazionali criticano pesantemente l'operato del sito. Il sito vuole trasparenza, non importa quale sia il costo che dovrà pagare l'establishment attuale, talvolta anche per gli errori della gestione precedente. E dato che i documenti sono piuttosto vecchi (4 anni di guerra sotto Bush e 1 sotto Obama), chissà quante delle problematiche sollevate sono già state affrontate. I disastri sono migliaia (una massa di 15000 dossier pubblicati): stragi di civili, fuoco amico, incidenti, operazioni andate male. E non mancano i nemici per Wikileaks, dalla stampa ufficiale ai militari sino agli ufficiali governativi. Di sicuro le operazioni di guerra sono messe in pericolo, come anche la privacy di molte delle persone coinvolte nello scandalo. Molte sono le leggi calpestate dalle azioni di Julian Assange (nella foto), il fondatore di WikiLeaks, e dal proprio team. E chissà cos'altro riserva il futuro. Ci sono buone probabilità, sottointende il New York Times, che tutte le informazioni provengano da un'unica fonte, un giovane analista militare di nome Bradley E. Manning, ventiduenne, che pare aver scaricato e sottratto oltre 150.000 documenti segreti dal Dipartimento della Difesa americano. Assange rifiuta di fare nomi per proteggere la propria fonte, ma ha ammesso di aver offerto a Manning di pagare per le sue spese legali.

Foto in Creative Commons di New Media Days

27 luglio 2010
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