Daniel Domscheit-Berg ha difeso in una conferenza stampa le ragioni che hanno spinto lui ed un manipolo di scontenti ad abbandonare WikiLeaks, portando via anche la tecnologia che consentiva di ricevere le “soffiate” in modo anonimo.
Non si tratta di un furto ma di un atto legittimo, dato che la piattaforma crittografata in cui era possibile inserire nuovi contenuti era proprietà intellettuale di uno del gruppo che ha defezionato, tutti volontari e non dipendenti. In queste condizioni WikiLeaks non è più in grado di funzionare e gran parte del backlog di soffiate è stato portato via assieme al suo "motore". Per il momento questo materiale è destinato a restarsene buono e fermo e verrà restituito solo se e quando WikiLeaks riuscirà a garantire la sicurezza delle fonti. La principale preoccupazione di tutte le parti in causa è quella di mantenere al sicuro gli informatori, ha fatto sapere Daniel.
Il programmatore ha deciso di pubblicare un libro sulle proprie ragioni e spiegare al mondo perchè si è sentito sempre più fuori sintonia con Assange, che fino a poco tempo fa era il suo migliore amico. Il fattore determinante della rottura, a quanto pare, era il crescente disinteresse di Assange nel preservare la trasparenza del sito e negli sforzi per costituire meccanismi validi di protezione dell’anonimato delle fonti. Il destino di persone implicate nelle soffiate dei recenti mesi, come l’analista Bradley Manning, pare tormentare Domscheit-Berg, sebbene il giovane militare americano non sia mai stato dichiarato ufficialmente una fonte da WikiLeaks.