Il funzionamento di Weibo, lanciato in Cina nel 2010, è (tecnicamente) molto simile al nostro Twitter: post da 140 caratteri pubblicati tramite @username e corredati da #hashtag. Messaggi brevi, insomma, ma che tradotti in caratteri cinesi permettono di aumentare significativamente il contenuto delle informazioni.
Weibo, in soli tre anni, ha raggiunto la soglia dei 300 milioni di iscritti che si scambiano una media di 100 milioni di messaggi al giorno alla velocità di 70mila post al minuto. Numeri da capogiro che hanno reso il processo di censura da parte delle autorità cinesi quasi impossibile. Eppure non è mai stato più attivo ed efficiente come in questo periodo. Come ci riescono? Una gran bella domanda.
[La censura cinese travolge i social network]
Dan Wallach della Rice University a Houston (Texas), insieme a un team di ricercatori, si è preso la briga di studiare come funziona la censura su Weibo e quante persone sono pagate dal governo di Pechino per limitare, se non annullare, la libertà di espressione degli utenti, quasi in tempo reale. L’esperimento è stato possibile perché la censura si abbatte sui post solo dopo la pubblicazione, e non prima. Hanno quindi costantemente tenuto d’occhio i post di un gruppo di utenti e verificato quali (e quanti) messaggi venivano cancellati.
È evidente che l’equipe guidata da Wallach non poteva monitorare tutti gli iscritti a Weibo, così alla fine ha selezionato chi era maggiormente preso di mira dalla “scure” delle autorità cinesi. Un lavoro minuzioso che ha portato a concentrare l’attenzione su circa 3.500 utenti per un periodo di 15 giorni. Il risultato? Circa 4.500 “cancellazioni” al giorno pari a quasi il 12% del totale dei messaggi postati.
La sparizione dei post non è tutta causata dalla censura perché gli utenti hanno sempre la facoltà di cancellare i loro 140 caratteri. I due tipi di cancellazione, però, restituiscono due diversi messaggi di errore: “post non esistente” quando è stato fatto fuori dall’utente e “accesso negato” quando c’è lo “zampino” della censura.
I risultati dello studio di Dan Wallach sono interessanti. Il 5% dei post viene eliminato entro 8 minuti dalla pubblicazione, mentre il 30% praticamente in tempo reale. Il 90% delle cancellazioni “non gradite” al Governo di Pechino avviene comunque entro le 24 ore, al massimo i giorni successivi.
Come funziona la censura?
Weibo, come accennato, ospita oltre 300 milioni di iscritti. Un numero enorme di persone, e di post, da tenere d’occhio, insomma. Quali sono, quindi, meccanismo adottati dalla macchina della censura cinese? Ecco qualche ipotesi immaginata da Wallach. Weibo, visto che la cancellazione dei messaggi avviene nell’arco di 5-10 minuti, può considerarsi quasi in tempo reale. Se un censore, in media, può gestire circa 50 messaggi al minuto, facendo due calcoli, servono almeno 1.400 addetti per far fronte una raffica di 70.000 messaggi al minuto. E se questi lavorano a turni di 8 ore al giorno, il governo avrebbe un totale di 4.200 censori sul libro paga..
Anche così, è molto probabile che un qualche aiuto tecnologico agevoli il lavoro di individuazione e cancellazione dei post “incriminati”. Ci sarà sicuramente un sistema di alert che avverte quando qualcuno pubblica una parola chiave proibita dal Governo cinese. Altrimenti non si spiega l’immediatezza dell’intervento dei censori. Uno sbarramento all’entrata che però, vista la complessità della lingua cinese, e l’abbondare di neologismi e abbreviazioni, non è certo un’impresa semplice. Dan Wallach pensa, quindi, che anche i censori abbiano una sorta di “blacklist” degli utenti più ribelli da controllare a vista.
Lo studio ha anche mostrato l’andamento del lavoro dei censori. Gli impiegati del regime cinese, come accennato, fanno certamente dei turni di lavoro e sono, infatti, meno attivi di notte. Se sfugge qualcosa al controllo, i post sono comunque fatti fuori la mattina seguente o nel primo pomeriggio. Una curiosità: c’è anche un leggero calo nel tasso di censura alle 7 di sera quando va in onda il telegiornale.
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