La guerra per il riconoscimento dei domini "a luci rosse" dura da 10 anni, ma l'ente che ne se occupa continua a rimandare. A giugno è attesa la decisione definitiva riguardo le estensioni .xxx per siti web a contenuto sessualmente esplicito.
“Le associazioni anti-pornografia insorgono”
XXX - L'Icann (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), ovvero l'organismo internazionale che gestisce i domini internet, in realtà, aveva già dato il via libera ai “.xxx” nel 2005 dopo 5 anni di discussioni. L'idea era di creare una sorta di distretto virtuale a luci rosse dove far convogliare tutti i siti porno come già avviene per quelli educativi (.edu), istituzionali (.gov), le organizzazioni (.org) o i siti commerciali (.com), e dei singoli paesi.
Forti critiche - La decisione di creare il dominio di primo livello con la tripla X ha scatenato un'ondata di critiche e proteste da parte delle associazioni contro la pornografia e dei genitori, congregazioni religiose e la lista sarebbe lunga. Purtroppo il porno sul web è una realtà, e un business fiorente, e i domini “.xxx” avrebbero consentito di circoscrivere il fenomeno e renderlo più facilmente gestibile da parte dei filtri parentali che ne bloccano la visualizzazione ai minori.
Ci risiamo - Adesso il problema si ripresenta puntuale. L'Icann avrebbe già dovuto pronunciarsi in merito in occasione del meeting di marzo a Nairobi, ma ha rimandato la decisione all'incontro di giugno a Bruxelles. E questa volta non può più fare finta di niente.
Domini non-latini - Intanto, l'Egitto ha registrato il primo dominio Internet composto da caratteri non latini. In lista per il completare le procedure di registrazione, ci sarebbero anche l'Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, ma anche la Russia e la Giordania.