Digital Life

Twitter strizza l'occhio alla censura?

Il servizio del fringuello cancellerà tweet in alcuni paesi.

La decisione di Twitter di aprire alla censura di singoli messaggi in alcuni paesi ha scatenato il putiferio sul web. Tra scioperi del tweet e hashtag anticensura, la polemica si è diffusa fuori e dentro il socal network cinguettante. Ma molti non hanno capito cosa voglia dire questa “apertura”. Scopriamolo.

“La censura di Twitter è molto facile da aggirare: il metodo ha già fatto il giro del web”

Censorship Friday - Venerdì scorso Twitter è stato monopolizzato da una notizia che ha fatto indignare molti utenti: il servizio di microblogging in futuro rimuoverà, dietro segnalazione delle autorità, i tweet che infrangono le leggi in alcuni stati. Non solo le leggi sul copyright, ma anche quelle che, per esempio, impediscono di offendere una fede religiosa o un partito politico. O di lodarlo, come nel caso dell’Italia dove esiste il reato di apologia del fascismo. Tutto ciò solo nei paesi in cui Twitter ha una sede, cioè il Regno Unito, l’Irlanda, il Giappone e a breve la Germania. Oltre, ovviamente, negli Stati Uniti dove Twitter ha la sua sede centrale. Rimuovere alcuni tweet su richiesta dei governi, in buona sostanza, metterà Twitter nelle condizioni di non dover subire pesanti ricadute legali dai costi esorbitanti.

Web rivolta - La notizia dell’apertura a quella che a molti è sembrata una vera e propria censura ha scatenato le polemiche. Inizialmente all’interno dello stesso Twitter, dove sono iniziati a girare gli hashtag #Twittercensorship e #Twitterblackout. Quest’ultimo, in particolare, fa riferimento a uno “sciopero del tweet” per protesta al quale, in realtà, hanno partecipato in pochi. Se ne è parlato anche fuori del social network, nei blog di mezzo mondo, facendo emergere due posizioni: chi approva, o almeno tollera, e chi è totalmente contrario.

I contrari - Tra chi critica la decisione di Twitter c’è Mahmoud Salem, nickname “Sandmonkey”, che ha guidato cinguettando la protesta contro il regime di Hosni Mubarak. Secondo Sandmonkey quella ufficializzata da Twitter è una “notizia bruttissima”. Un altro attivista, questa volta cinese - Ai Weiwei - ha annunciato che se Twitter lo censurerà lui smetterà di twittare. Anche in Italia ci sono molte persone in allarme. Come Massimo Mantellini - 19.422 follower - che inquadra così il problema: «Nel momento in cui Twitter dichiara di doversi adattare alle leggi locali, qualsiasi esse siano, accetta di porre sul medesimo piano valuario storiche democrazie e crudelissimi regimi. Tutto questo è tanto ragionevole nell’ottica aziendale quando deprecabile in termini generali».

I favorevoli - Ci sono anche molte altre persone che non considerano la scelta di Twitter un dramma ma, anzi, come un atto di trasparenza nei confronti degli utenti.

La voce forse più autorevole in questo senso è quella di Cindy Cohn, che dirige l’ufficio legale della Electronic Frontier Foundation - associazione che si occupa della tutela dei diritti civili sul web - che afferma come Twitter abbia agito correttamente, ha avvertito i suoi utenti e sta proprio a loro, adesso, vigilare affinché le nuove regole siano applicate in maniera corretta. In Italia, invece, va segnalata la posizione di Luca Conti - 33.602 follower - che considera «Twitter un’azienda profit, con uffici in diversi paesi del mondo e che è tenuta a rispettare le leggi nazionali e internazionali dei paesi dove agisce. Gli utenti hanno il diritto di pretendere il massimo della trasparenza dalle aziende di cui si servono. Non si può però pensare che internet sia un mondo a parte, dove le regole non esistono. Chi lo pensa è un ingenuo”.

Escamotage - Chiunque abbia ragione in questa vicenda, resta il fatto che esiste già un metodo per sfuggire alla censura: basta comunicare a Twitter che si risiede in un paese diverso da quello in cui è valida la censura. Per sapere come fare basta leggere l’help online di Twitter. Bisogna, in ogni caso, sapere che il tweet eventualmente censurato diventa invisibile solo nel paese in cui vige la censura. Se abbiamo follower in patria e all’estero, e veniamo censurati nel nostro paese, chi ci segue da lontano continuerà a vedere i nostri tweet incriminati.

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30 gennaio 2012
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