Vita sempre più dura per i criminali e i malfattori cinesi: il governo di Pechino sta infatti equipaggiando le proprie forze dell’ordine con speciali occhiali smart dotati di tecnologia per il riconoscimento facciale, che consentiranno agli agenti di riconoscere e identificare i sospetti al primo sguardo.
So chi sei.... Gli occhiali montano una telecamera ad alta definizione e sono collegati via bluetooth al tablet di cui è dotato ogni poliziotto.
Il dispositivo contiene un database sempre aggiornato con le foto segnaletiche e i dati identificativi dei ricercati: se il volto inquadrato dalle telecamere combacia con uno di quelli contenuti nel registro dei cattivi, il sistema informa l’agente e gli fornisce tutte le informazioni sul sospettato così che possa intervenire in sicurezza.
L’innovativo strumento è stato sviluppato da LLVision ed è già in dotazione ad alcune pattuglie della polizia ferroviaria della cittadina di Zhengzhou. Gli occhiali funzionano molto bene anche in ambienti affollati come stazioni e treni: secondo quanto dichiarato dall’azienda al sistema basta 1/10 di secondo per identificare una faccia tra le 10.000 presenti nel database dei ricercati.
Non solo Cina. Secondo quanto riportato su Twitter dal giornalista Fan Wenxin, nelle prime settimane di adozione il dispositivo avrebbe permesso l'identificazione e l'arresto di 7 malviventi in fuga e la cattura di 26 persone che circolavano con documenti falsi.
Gli occhiali intelligenti costano circa 500 euro al paio e, secondo quanto dichiarato dall'azienda, stanno sollecitando l'interesse anche di altri governi tra cui Stati Uniti e Giappone.
Schedati dal sistema. La Cina è il primo paese al mondo per investimenti nelle tecnologie di sorveglianza remota e riconoscimento facciale: nei prossimi 3 anni Pechino ha in programma l’installazione di oltre 400 milioni di telecamere a circuito chiuso in tutto il paese e la realizzazione di un sistema di analisi delle immagini che permetterà di identificare in 3 secondi ogni cittadino cinese.
Diritti umani? E secondo quanto riportato dal Wall Street Journal la provincia occidentale di Xinjiang si sta trasformando in un vero e proprio laboratorio a cielo aperto per la sperimentazione di tecnologie di controllo a distanza sempre più evolute.
A fare da cavia sarebbe la parte musulmana della popolazione, sottoposta a controlli sempre più stringenti da parte delle autorità.