Per giorni blogger, giornalisti e paladini dei diritti umani temevano che Amina Arraf, una blogger siriana lesbica di Damasco, fosse stata rapita. Invece, la verità è che non è mai davvero esistita, tranne che sul web. Una “bufala” davvero ben riuscita.
“Tom MacMaster, il creatore di Amina, si scusa con i lettori con un post sul blog”
Rapimento virtuale - Amina Arraf - siriana, lesbica e dissidente - era diventata un mito, un esempio da seguire e un’eroina per molti che leggevano il suo blog “A gay girl in Damascus”. A un certo punto sparisce dalla circolazione. È la “cugina” a denunciare che Amina era stata prelevata da alcuni uomini armati a Damasco e portata in un luogo segreto. Il web si mobilita chiedendo la sua liberazione. Una storia verosimile: una giovane donna scomoda, che dava in pasto al grande pubblico le sue riflessioni e i suoi pensieri sulla difficile vita nel paese arabo.
Grande bufala - Amina? Frutto della fantasia di Tom MacMaster, un militante pacifista di 40 anni originario della Georgia (Stati Uniti), che attualmente vive in Scozia a Edimburgo. È lo stesso Tom dal blog della sua Amina a svelare l’inganno spiegando che sebbene la voce che narrava i fatti era una finzione, i fatti raccontati erano veri e lui voleva attirare l’attenzione sull’attuale situazione in Medio Oriente. In realtà prima del “coming out” di Tom MacMaster, spostato con Britta Froelicher (esperta di questioni siriane e attivista dell’associazione americana per la pace in Medio Oriente), la rete aveva già iniziato a farsi qualche domanda sulla giovane blogger. Nessuno la conosceva di persona e, risalendo alle tracce Internet (indirizzo IP e Proxy) e ad alcune foto scattate da Tom, l’uomo era stato smascherato già qualche ora prima della sua confessione pubblica. (pp)
Silvia Ponzio